di Marco Lombardo
Caro Pierluigi Collina,
fare il designatore è sicuramente un mestiere difficile, ma fare larbitro è diventato una specie di via crucis: a ogni tappa cè la penitenza. Perché ogni domenica - ormai - cè il colpo di mano, puntuale, inevitabile: solo che il finale non è mai lo stesso, anzi. Lei con i suoi fischietti, ma pure con i capitani e gli allenatori, ha affrontato più volte largomento, discettando di movimenti verso il pallone, di volumi che si allargano e si restringono (ce lo dice pure Caressa in tv), di volontarietà vere o presunte. Risultato: Gilardino la mette dentro con il pugno di proposito? Gol. Kaladze ferma la palla senza colpa col braccio dopo un rimbalzo maligno? Rigore. Seedorf se la trova addosso e non fa nulla per prenderla? Gol annullato. E poi Adriano: gol. In pratica: una confusione pazzesca.
Solo che in questo caos adesso ci si mette pure il Procuratore federale Palazzi che ci vuole vedere chiaro dopo essersi messo alla moviola e aver rivisto il gol al Milan neanche fosse il mitico Vitaletti. E dunque toccherà al giudice Tosel decidere cosa cera nella testa di Adriano al momento del suo colpo di testa così imbranato: voleva o no buttarla dentro col braccio? Noi la risposta ce labbiamo già: boh?
Lunica certezza invece è che ormai persino lei, che è stato larbitro migliore al mondo, oggi non saprebbe che cosa fare, perché le partite di calcio non hanno più una legge, ma per ogni fischio si va ad intuito. Una volta cera il regolamento, oggi cè linterpretazione. Sarà giusto così, ci dicono che così va il calcio moderno.
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