Carmine Spadafora
da Napoli
Poco dopo le 18.30, il neo capo dell'Ufficio inchieste della Federcalcio, Francesco Saverio Borrelli, lascia la Procura di Napoli. Il bagagliaio della sua Bmw è appesantito dai faldoni dello scandalo del calcio, made in Naples. «Carte» che gli sono state consegnate al termine di due ore di incontro che l'ex procuratore generale di Milano ha avuto con i suoi ex colleghi, Giovan Domenico Lepore, procuratore capo di Napoli, Franco Roberti, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia e Giuseppe Narducci e Filippo Beatrice, i pm titolari dell'inchiesta sul calcio sporco. Al termine del vertice, Borrelli «scappa» con l'auto diretto a Roma, per studiare le «carte» consegnategli dai magistrati napoletani.
Poco dopo, disponibile come sempre, il procuratore Lepore ha incontrato nel cortile del Palazzo di giustizia le decine di cronisti in attesa di ricevere notizie. Il magistrato legge una nota scritta di suo pugno. «Al termine dell'incontro, sono stati consegnati direttamente al dottor Borrelli gli atti di indagine necessari per una tempestiva attivazione della giustizia sportiva».
Poi, il procuratore ha aggiunto: «C'è una legge sportiva che dà la possibilità di dare determinati atti per consentire alla giustizia sportiva, che ha tempi più rapidi, di poter procedere al più presto. Questo abbiamo fatto nello spirito di collaborazione, naturalmente, relativamente agli atti che potevamo dare».
Un cronista gli ha chiesto se, eventualmente, sia prevista una nuova trasmissione di altri atti dell'indagine. «Se dovesse verificarsi questa necessità, senz'altro. La nostra inchiesta ha ancora qualche giorno di tempo, noi ce la stiamo mettendo tutta per concluderla nel più breve tempo possibile».
Altre notizie sul vertice avuto dal suo ufficio con l'ex pg di Milano, il procuratore di Napoli non ne ha date. Ironizzando ha detto: «Questo non è il Grande Fratello. Quello che si può dire si dice, quello che non si può dire non si dice. Questa è una indagine».
Al capo dell'Ufficio indagine la Procura napoletana, presumibilmente, ha consegnato le intercettazioni e gli interrogatori più significativi per la giustizia sportiva. Successivamente, tali atti verranno trasmessi alla Procura federale, che procederà alla richiesta di sanzioni nei confronti degli indagati, sulle quali si pronuncerà la Commissione disciplinare. L'ultima parola su questa vicenda - che, come sperano decine di milioni di tifosi, dovrebbe servire a guarire il malato calcio italiano - spetterà alla Caf in sede di appello.
Il primo giorno da capo dell'Ufficio indagine, Borrelli - prima di trasferirsi alla Procura di Napoli - lo ha trascorso nella sede della Federcalcio, a Roma. Alle 11, l'ex magistrato è arrivato nel suo nuovo ufficio al quinto piano in via Allegri, nel centro della Capitale. Il tempo di visionare alcune carte, (ma Borrelli si era già messo al lavoro a Milano per studiare il codice di giustizia sportiva) e di conoscere alcuni degli 007 federali che sono sopravvissuti allo scandalo e sono rimasti al loro posto, e Borrelli è poi corso via, scegliendo l'uscita secondaria della federazione. Poche parole, solo il tempo di dire «tutto a posto» prima di infilarsi in autostrada, destinazione la Procura di Napoli.
L'ex pg ha completato la squadra dei vice, dopo le dimissioni di Stagliano e Greco. Al loro posto sono stati nominati il colonnello della Guardia di finanza Maurizio D'Andrea e il vice questore Maria Josè Falcicchia. Già iniziato, dunque, il lavoro investigativo di Borrelli sul cosiddetto sistema-Moggi emerso dalle intercettazioni telefoniche disposte due anni fa dalla Procura di Napoli.
Intanto, proseguiranno la prossima settimana gli interrogatori condotti dalla stessa Procura.
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