Roma - «Nulla è escluso», è la frase del presidente del Coni Gianni Petrucci al termine della lunga riunione con il commissario Figc Pancalli e il suo vice Riva dopo la serata di follia di Catania. E se lo stop dell’attività calcistica a tempo indeterminato, Nazionale compresa, è arrivato immediatamente («un provvedimento che ho preso solo facendo i conti con la mia coscienza», ha sottolineato ieri Pancalli) e ha trovato l’appoggio del neopresidente Uefa Platini («vogliamo aiutare l’Italia contro la violenza»), ora è il momento di tracciare un percorso a tappe ben definito.
Il calcio a tutti i livelli - dalla serie A ai campionati giovanili (unica eccezione il Csi, che sottolinea il suo impegno educativo a favore dello sport) - potrebbe chiudere i battenti per almeno due weekend (e sarebbe un segnale più forte di quello fornito nel ’95 dopo l’uccisione del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo), con l’ipotesi verosimile di una ripresa a porte chiuse. Si tornerebbe quindi a giocare il 17 e 18 febbraio e gli incontri sarebbero quelli non disputati nel weekend. Quindi nessuno slittamento con Ascoli-Milan e Inter-Roma che sarebbero «succosi» anticipi. Ma l’eventualità del doppio stop ha già trovato l’opposizione netta del presidente della Lega Matarrese: «Non bisogna tirar troppo la corda, sennò si spezza...».
In alternativa la sospensione potrebbe durare solo questo fine settimana, ma il silenzio sugli spalti potrebbe andare avanti a oltranza. Tutto dipenderà dalle risposte concrete del governo, attese in tempi rapidi. Perché non è più tempo di iniziative simboliche o del canonico minuto di raccoglimento (che nel weekend osserveranno gli altri sport nazionali, come ha stabilito ieri il Coni), ma di azioni che reprimano ed evitino comportamenti violenti. Insomma non dovrà più ripetersi una tragedia come quella di Catania.
Petrucci consegna nelle mani di Pancalli l’emergenza. «Una situazione straordinaria richiede una gestione straordinaria e misure straordinarie, il suo commissariamento alla Figc sarà prorogato e le elezioni federali non sono la priorità», sottolinea il numero uno del Coni. Abete, candidato alla presidenza, applaude alla «saggia» iniziativa. «Avrei preferito non avere questa fiducia da parte del Comitato olimpico nazionale perché significava aver raggiunto la normalità - è l’opinione di Pancalli -. Ma sono pronto a prendermi le mie responsabilità, farò del mio meglio». Oggi tutti al Coni per la Giunta convocata d’urgenza, la prima nella storia dell’Ente programmata di domenica. Una riunione che partorirà la delibera per le borse di studio da assegnare ai due figli del povero ispettore di polizia Filippo Raciti, ma soprattutto i nuovi provvedimenti urgenti da presentare domani al governo nel supervertice di Palazzo Chigi. Dai contatti continui avuti tra il ministro Melandri e le istituzioni sportive, emerge l’idea di portare avanti un progetto comune.
A via Allegri attendono norme per riavviare il calcio «in condizioni totalmente diverse». Processi per direttissima o il tanto discusso istituto della «flagranza differita», in base alla quale può scattare il fermo di polizia entro le trentasei ore da episodi di violenza durante le manifestazioni sportive, potrebbero essere alcune delle linee guida. «Lo confesso: da italiano all’estero provo un po’ di vergogna...», ha detto da Madrid Fabio Capello. Anche lui consapevole che è importante mettere la sordina a un calcio associato alla violenza.
Quanto accaduto a Catania è stato ritenuto di assoluta gravità anche dai due 007 federali presenti al «Massimino». La relazione è già sul tavolo di Francesco Saverio Borrelli, in contatto con i suoi collaboratori sin da venerdì sera, e si annunciano pesanti conseguenze sul piano sportivo.
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