30 anni fa l'esordio tra i pali del portiere più forte del mondo: Gianluigi Buffon

Nevio Scala entra nella camera d'albergo e si rivolge al diciassettenne Gigi Buffon: "E se domani ti faccio giocare?". Era il nombre del 1995 ed il mondo del calcio non sarebbe mai più stato lo stesso

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Stravaccato in fondo all'autobus che dall'albergo conduce al Tardini, ronfa sonoramente. I compagni attorno a lui lo osservano divertiti, perché quel ragazzino di diciassette anni non mostra nemmeno una stilla di tensione. Tutti quanti sono curiosi di vederlo in azione meno, forse, Alessandro Nista, il secondo portiere. Lui l'ha presa decisamente male, e non potrebbe essere altrimenti. La sera prima Nevio Scala, l'allenatore del Parma, ha bussato alla porta di questo portiere minorenne che si chiama Gianluigi Buffon. Si è seduto sul suo letto, nella camera d'albergo, l'ha fissato negli occhi e gli ha detto: "E se io domani ti faccio giocare?". Risposta imperturbabile: "Non c'è problema, mister". Quindi Gigi se n'è andato a dormire senza pensieri, stessa cosa che sta facendo pure adesso sul bus del club. Tanto non deve mica giocare titolare contro il Milan nel match più importante della stagione. Ti pare? E invece sì.

Nista, si diceva, è furente. Con Luca Bucci fermo ai box per un lungo infortunio, il posto in campo sarebbe suo. Solo che in settimana è arrivato questo portierino dalla Primavera, per allenarsi con la prima squadra. Hanno cominciato a tirargli tutti, Stoichkov, Zola, Asprilla, Dino Baggio e via così con tutto il resto della squadra. Gol: nessuno. Ad un certo punto Scala si è girato verso il suo vice, gli occhi stralunati: "Stai vedendo anche tu quello che sto vedendo io?". Risposta: "Siamo davanti ad un fenomeno". Così la scelta per il match del 19 novembre 1995 al Tardini pare inevitabile. Fuori l'affidabile ma ordinario Nista, dentro un superman delle parate come Buffon. Niente patente né diritto di voto, ma la possibilità di vedersela contro Weah e Roberto Baggio nel big match tra le prime due del campionato, quella sì.

In allenamento Gigi ha parato qualsiasi cosa - roba che Holly e Benji fatti più in là - ma non sono state queste prodezze a persuadere Scala. O meglio, non queste soltanto. Quello che più ha inciso è stata la calma atarassica con la quale si sta avvicinando ad un impegno che farebbe venire le gambe molli ad un veterano. Talmente teso che schiaccia un pisolino prima della grande partita. Non può che andarci lui, tra i pali.

“Nello spogliatoio del Tardini mi cambiai tranquillamente e solo in quel momento cominciai a essere un po' disorientato – ha scritto Buffon nella propria autobiografia 'Numero 1' – Mi aiutarono 'Crippone', Massimo Crippa, e Alessandro Melli, due ragazzi d'oro che avevano un carattere gioviale come il mio. Vogliamo dire che erano un po' immaturi come me? Diciamolo. «Gigi, tutto a posto?». Abbastanza. Io avevo un gran desiderio di farmi conoscere come portiere, non vedevo l'ora che l'arbitro fischiasse per dimostrare le mie qualità. Non vedevo l'ora che la gente mi indicasse dicendo: «Quello è Buffon».

Si scende in campo, quindi. Il Parma con un cementificato 5-3-2, il Milan con il 4-4-2 capelliano mascherato, denso di talentuosi cavalli di razza. L'impostazione non è casuale, si riflette subito sul terreno. I rossoneri conquistano metri e iniziano a menare le danze. Tredicesimo: Weah in esotica versione regista arretrato imbuca per Eranio, che aggancia in area ma non appena si gira perde il pallone: l'ha già afferrato Gigi. Finale della prima frazione, Diavolo che spinge ancora compulsivamente. Boban disegna una traiettoria velenosa, Weah non ci arriva ma Roberto Baggio sì. Colpo di testa a botta sicura, sembra il gol del vantaggio, ma la manona di Buffon sventa e fa deglutire la gioia in gola ai milanisti. Nel frattempo anche i telecronisti Rai, che lo avevano presentato come il nipote del grande portiere Lorenzo Buffon e nulla più, comprendono che sotto ai loro occhi si sta muovendo un futuro campione e tessono un elogio convinto. Il vero miracolo deve però ancora arrivare.

Minuto 78. Marco Simone, appena entrato al posto di Baggio, aggancia in area e si gira in un fazzoletto, esplodendo una conclusione che sembra destinata a sbloccare il match. Buffon però si distende e para anche questa. E, nel finale, argina pure Weah strappandogli il pallone in presa bassa: è l'inizio di un dominio che si protrarrà per oltre vent'anni di carriera, sempre giocata da numero uno dei numeri uno. Quel giorno di novembre di trent'anni fa tutto il mondo conosce Gigi Buffon e, da quel momento, non smetterà di ritenerlo il portiere più forte della storia del calcio.

Oggi la dinastia prosegue con Louis, che gioca nel Pisa ed ha scelto la Repubblica Ceca come nazionale.

Il ruolo è diverso - è un'ala - ma l'età è la medesima: 17 anni. Difficile pensare ad una carriera luminosa come quella del padre, ma ci si aspetta già molto da lui. Gigi, sicuramente, gli avrà detto di non farsi prendere dall'ansia.

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