Il canto di Liverpool

You’ll never walk alone, non camminerai mai da solo. Sta scritto sul cancello di Anfield, è il canto della gente del Liverpool

Il canto di Liverpool
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Un’ombra, nera, segue la storia del Liverpool. Lo stadio belga dell’Heysel, le tribune di fuoco di Hillsborough, la strada spagnola di Zamora, tragedie, morti, cancellano la gioia e i canti dei tifosi, il ventesimo titolo della squadra coincide il suo numero venti che non c’è più, Diogo Jota ha finito la sua vita, insieme con il fratello André, nel fuoco di una Lamborghini, ultima corsa di una carriera ancora tutta da incominciare. Il football contemporaneo

è drogato di soldi, si accumulano dollari, euro, sterline per tenere in piedi un sistema finanziariamente alla deriva. Ma resiste ancora un’anima antica dello sport, la conoscono bene e meglio gli inglesi che con il calcio hanno un rapporto di passione e di rispetto, il Liverpool ha deciso di onorare il contratto del suo ragazzo scomparso, sette milioni e duecento ottantamila sterline all’anno, per due stagioni, verranno versate alla famiglia di Diogo, alla moglie Rute, ai tre figli, segno di amore e di massima deferenza per chi ha smarrito la speranza. La vita di

Diogo si è conclusa, la sua definitiva assenza non può essere dimenticata, il calcio,

quello inglese almeno, fa quello che lo Stato e, spesso il calcio italiano, dimenticano di fare.

You’ll never walk alone, non camminerai mai da solo. Sta scritto sul cancello di Anfield, è il canto della gente del Liverpool.

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