
Questa storia dei calciatori che non esultano dopo aver realizzato un gol all'ex squadra ha ormai stancato. Se poi, addirittura, lo stesso calciatore chiede scusa, unisce le mani a preghiera, abbassa lo sguardo, scuote il capo, allora che razza di professionista è? È il caso di Giovanni Simeone, argentino trentenne, itinerante tra Genoa, Fiorentina, Cagliari, Hellas Verona ma così legato all'ultima squadra, il Napoli, nonostante
i sei gol segnati in ottantatre partite, uno solo nello scorso campionato, da costringerlo all'atto pubblico di dolore e di pentimento. Delle due l'una: o i tre milioni più bonus di salario gli vengono versati ancora da Aurelio De Laurentiis o il suo datore di lavoro è Urbano Cairo al quale ha fatto godimento la vittoria sul Napoli, un po' meno la reazione da paraculo del proprio attaccante che mai diventerà un vecchio cuore granata. Il primo caso di gol «freddo» risale al football inglese e proprio ad un ex granata, fu Denis Law a realizzare,
di tacco, la rete con la maglia del Manchester City al
suo storico Manchester United, lo scozzese si limitò ad andare verso il centrocampo, senza aggiungere gesti e lacrime. Il gol segnò la retrocessione dello United. Il giorno dopo, Denis Law annunciò il ritiro dal football