"Così ho costruito il capolavoro Leverkusen"

Intervista a Simon Rolfes, l'ad del Bayer che sfiderà l'Atalanta nella finale di Europa League: "Chi si sente arrivato non fa per noi. Prendo giocatori ambiziosi, così cresce il club"

"Così ho costruito il capolavoro Leverkusen"
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Atto finale, eppure è solo un punto di partenza. «Cercheremo di mettere un po’ di freschezza in rosa- ha spiegato l’amministratore delegato del Bayer Leverkusen Simon Rolfes -. Gran parte della struttura resterà. Non ci sarà una rivoluzione, ma in Europa, dopo questa stagione, si ha un’altra percezione del nostro club. Anche se in realtà in estate abbiamo preso giocatori che quattro anni fa non sarebbero stati alla nostra portata». Il riferimento va a Xhaka e Grimaldo, giocatori esperti, che hanno portato personalità all’interno di uno spogliatoio molto giovane, 25 anni l’età media. Anche per questo molti giocatori del Leverkusen, che domani sfiderà l’Atalanta nella finale di Europa League, prima o dopo lasceranno il club con l’ambizione di andare nelle società più importanti d’Europa. «Siamo consapevoli di non essere in fondo alla catena alimentare dell’ecosistema calcistico continua Rolfes -. Quando qualcuno decide di lasciarci, cerchiamo di vederla come un’opportunità». Prima di questa stagione il Leverkusen aveva vinto due titoli in tutta la propria storia: la Coppa Uefa nel 1988, la coppa di Germania nel 1993. Per questo il trionfo in Bundesliga e le due finali da giocare (la squadra è anche in finale nella coppa nazionale) rendono la stagione leggendaria. «Cerchiamo di goderci queste ultime due partite e di conquistare il massimo, ma, indipendentemente dai risultati, conta il fatto che la squadra continui a crescere».

Vi aspettavate una stagione così?
«Volevamo competere per i primi 4 posti, ma poi dopo 4-5 giornate abbiamo percepito che la squadra funzionava e che potevamo essere ambiziosi. Un anno fa avevamo una buona base, ma ci mancava qualcosa.
Xhaka ci ha portato esperienza, intelligenza e furbizia al centro del campo. Era importante avere una rosa che potesse sopperire alle assenze che durante l’anno ci sarebbero state».

Che intende?
«A gennaio abbiamo preso Iglesias per mandare un segnale. Volevamo vincere non solo il campionato ma anche in Europa. Boniface era infortunato, Schick non stava ancora bene, abbiamo quindi preso Iglesias dando ai giocatori tutto il tempo per tornare al 100%. Altrimenti avremmo potuto schierare prima Boniface e Schick, rischiando però di peggiorare e prolungare le difficoltà».
Non fate mistero di essere pronti a cedere anche pedine importanti...
«Abbiamo un certo status in Europa. Non siamo fra i primi. Per questo è importante che i giocatori ambiscano ad andare in club ancora più forti. Se noi lavoriamo bene però, ogni anno il livello si alza, e di conseguenza è più facile tenere anche i giocatori migliori un anno in più. Se i calciatori non hanno l’ambizione di raggiungere il massimo livello, non fanno al caso nostro. Non voglio calciatori che si sentano arrivati. Se non prendo giocatori che vogliano crescere, non cresce il club».

Con le richieste di rinnovo e aumento come vi comportate?
«Abbiamo dei limiti.

Spesso prendiamo i giocatori quando ancora sono sconosciuti, quindi possiamo garantire qualche ritocco se è il caso. Ma abbiamo sempre un confronto diretto e trasparente con i giocatori.
Sanno cosa possono aspettarsi qua».

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