Con 1180 minuti di inviolabilità, ha il record di imbattibilità interna in A e oltre 400 partite tra Torino e Napoli. Poi una carriera da allenatore dei portieri dell'Inter, che ha anche guidato in due brevi parentesi, e un ruolo attivo con le Nazionali giovanili: il Giaguaro Luciano Castellini oggi soffia su 80 candeline.
Chi è il Castellini di oggi, in Serie A?
«Il migliore è quello che sa tirare fuori l'istinto quando serve, nonostante i nuovi allenamenti soffochino questa caratteristica».
Il destino dei portieri è di essere sempre più dei difensori aggiunti?
«Credo che sia una moda da cui fra due o tre anni si tornerà indietro. Si enfatizza sempre il possesso palla, ma se hai il 70% di controllo nella tua metà campo, non serve a niente. In questo, Napoli e Milan sono le squadre che proiettano più in avanti il gioco».
Eppure i portieri sono scelti anche per la loro capacità di impostare dal basso
«Siamo al paradosso. Il portiere deve parare e commettere meno errori possibili, soprattutto quando servono solo due o tre interventi».
Diceva del Milan: Maignan sin qui è stato il portiere più decisivo?
«In generale non ho visto clamorosi errori, nonostante l'esasperazione del gioco di piedi. Sbagliavamo anche ai miei tempi, ma oggi ci sono più telecamere puntate».
Non c'è più solo la scuola italiana: la concorrenza più alta è un vantaggio?
«Quando giocavo io c'era una bella rivalità: Zoff, Albertosi, Cudicini, Vieri, Superchi. Era dura avere anche solo il ruolo di riserva in Nazionale. Oggi ci sono tanti portieri stranieri, ma a volte la barriera linguistica è un ostacolo. Quando ero a Napoli lo straniero si chiamava Maradona, oggi ci sono giocatori di cui si fatica a ricordare il nome. Ciò si riflette sulle difficoltà della Nazionale: all'estero, a 20 anni sei titolare già da due anni, da noi non c'è pazienza».
All'Inter è stato allenatore di Zenga, Pagliuca e Toldo, scoprì Julio Cesar: com'è la stagione di Sommer?
«Innanzitutto mi è piaciuto vedere il club vicino a Martinez per quel che gli è accaduto, (l'incidente in cui è morto un anziano, ndr). Sommer lo scorso anno è stato un grande e alcune critiche di oggi sono immeritate. Ho giocato anche io fino a 40 anni e so che se la prendi ti senti dire che hai esperienza, ma se sbagli che sei vecchio: viva il re, ma solo se ti dà da mangiare. Poi è giusto che il tifoso esprima i propri giudizi. Io ho preso tanti insulti nella mia vita sportiva, ma si impara a gestire le emozioni».
A Napoli lo Spalletti juventino ha ricevuto un'accoglienza piena di acredine. Se lo aspettava?
«Inevitabile che fosse così: il tifoso napoletano ti dà tutto, la decisione di andare alla Juve non l'hanno digerita».
Per i portieri e le rose in A: tra chi sarà corsa scudetto?
«Inter, Napoli e Milan. L'Inter gioca bene, mi è piaciuta anche l'altra sera contro il Liverpool. Chivu mi piace molto: vorrà pur dire qualcosa se a 20 anni arrivi dalla Romania e diventi subito capitano dell'Ajax».
Come festeggia gli 80 anni?
«Sono un Giaguaro spelacchiato, ormai, festeggerò con i miei nipotini a tirare qualche pallonata. A loro non ho allevato le mani. Meglio che tirino».