Qatar 2022

Dove può arrivare la nazionale del Giappone?

Le vittorie contro Spagna e Germania hanno scatenato paragoni con certi eroi dei manga, ma i Samurai Blue sono una squadra tosta, capace di soffrire e mettere break micidiali. Manca un campione a livello mondiale ma il gruppo di Moriyasu ha una gran voglia di stupire ancora. Basterà contro i vice-campioni del mondo della Croazia?

Dove può arrivare la nazionale del Giappone?

Parlare di Giappone senza menzionare almeno una volta Holly e Benji è un’impresa nella quale ero riuscito fino a cinque secondi fa, ma sembra inevitabile, almeno in Italia. Dai commenti sui social alla copertura mediatica, il riferimento al cartone animato è tanto scontato quanto onnipresente. Ci sta, visto che la conoscenza del calcio nipponico alle nostre latitudini è vicina allo zero. Chiaro, quindi, che a fare notizia siano giocatori e tifosi che puliscono lo stadio prima di andarsene o cose del genere. Il Giappone, in fondo, fa simpatia; è l’eterno Davide contro Golia, la squadra che ci immaginiamo fatta di “tappetti” gentili, quasi timidi, dai quali ci si aspetta poco o niente.

Questa visione dei Samurai Blue è non solo profondamente ingenerosa ma del tutto erronea. Il Giappone ne ha fatta di strada da quando, anche tramite manga come Capitan Tsubasa, si cercava disperatamente di promuovere la pratica di questo sport “alieno” in un paese malato di baseball. Da qui a dire che possa vincere il suo primo mondiale ce ne corre, come prova il fatto che certi bookmaker britannici lo diano addirittura 80 a 1, ma non è del tutto inverosimile. Con una rosa che in gran parte gioca in Europa, pur senza una star di livello mondiale, il Giappone potrebbe ancora sorprendere il mondo del calcio. Ecco qui i pro e i contro di questa outsider a Qatar 2022.

I pro: entusiasmo, panchina e "effetto 2006"

  • Il percorso del Giappone a questi mondiali è tutto all’insegna delle prime volte. Mai prima d’ora avevano battuto un’ex campione del mondo in una gara coi tre punti in palio e mai erano riusciti ad approdare agli ottavi per due edizioni consecutive della Coppa del Mondo. Nessuno, nemmeno il più ottimista, si immaginava che gli uomini di Moriyasu avrebbero chiuso un girone con Spagna e Germania come prima. Dopo aver mandato a casa la Mannschaft, i nipponici non saranno intimoriti dalla classe e dall’esperienza della Croazia – il che può essere sia un bene che un male.
  • Moriyasu è un mago. Sebbene molti in Giappone lo abbiano criticato spesso e volentieri, considerandolo blando, poco carismatico, il “Southgate giapponese”, il Ct nipponico finora non ha sbagliato niente. Il suo piano partita era sembrato azzardato, quasi suicida: concedere un tempo a squadre palesemente più forti, difendendosi quanto basta per rimanere in partita per poi tirarsi su le maniche alla Valentino Mazzola e scatenare il loro “quarto d’ora granata”. Ha funzionato con Spagna e Germania, lo riproporrà anche con la Croazia?
  • Alla base delle clamorose rimonte, l’ingresso di panchinari di ottimo livello. A fare la differenza è stata gente come Doan, Mitoma, Asano e Minamino, che Moriyasu ha messo in campo quando gli avversari pensavano di aver già chiuso la partita. La profondità della panchina potrebbe fare la differenza contro una squadra come la Croazia, che ha schierato gli stessi 10 titolari nelle tre gare del girone. Specialmente quando i campioni con qualche anno di troppo inizieranno a non averne più, il dinamismo dei rimpiazzi potrebbe essere ancora la carta vincente.
  • A giocare a favore del Giappone, paradossalmente, il fatto che nessuno in patria si aspettava granché da loro. Non siamo ai livelli dell’Italia di Calciopoli ma la mancanza di pressione ha fatto miracoli. L’ex Sampdoria Maya Yoshida ha detto in un’intervista di essere “stanco di essere considerato un perdente simpatico. Vogliamo vincere, anche a costo di essere antipatici”. Questa cattiveria agonistica non è comune in Giappone, dove al massimo si chiede di “fare del proprio meglio”. Basterà per superare i vice-campioni del mondo?

I contro: l'esperienza croata, l'appagamento

  • Quando hai di fronte gente come Modric, Perisic, Brozovic e giovani rampanti come Gvardiol, difendersi potrebbe non bastare. La Croazia non stupirà più con il suo bel gioco ma è sempre capace di colpire in ogni momento. Un tecnico esperto come Dalic avrà sicuramente studiato i filmati e messo a punto le contromisure del caso. Visto che il Giappone, finora, quando ha cambiato schema ha perso contro la non irresistibile Costa Rica, resta da capire se riuscirà ad adattarsi.
  • Se a prendersi le copertine sono stati gli attaccanti, la vera forza del Giappone è la retroguardia, capace di soffrire per lunghi tratti senza concedere troppo. I minuti per i giocatori che fanno massa iniziano ad essere parecchi ed i rimpiazzi non sembrano all’altezza. Lasciare troppo spazio a Modric, Perisic e Kovacic potrebbe costare carissimo. Vedremo se Moriyasu si inventerà qualcosa di nuovo per imbrigliare il loro talento a volte anarchico.
  • La Croazia viene da una striscia di risultati invidiabile. Al mondiale non perdono dalla finale contro la Francia nel 2018. Il secondo posto non è certo quello che si aspettavano da un girone abbordabile ma sottovalutare gli uomini di Dalic sarebbe rischioso. Negli ottavi di finale, poi, la nazionale slava è addirittura imbattuta: a Francia 98 superarono la Romania mentre in Russia ci vollero i calci di rigore per superare la Danimarca. A questo punto, in una partita che sembra molto equilibrata, l’esperienza potrebbe far pendere la bilancia dalla loro parte.
  • A giocare contro al Giappone, paradossalmente, potrebbe essere l’appagamento dopo due risultati tra i migliori della storia del calcio asiatico. In un paese dove conta prima di tutto non fare brutta figura, i Samurai Blue hanno già fatto abbastanza per tornare a casa tra i festeggiamenti. D’altro canto, però, il mondo dello sport nel paese del Sol Levante non si accontenta più di fare presenza. Invece dei “simpatici perdenti” di una volta, i media glorificano le imprese dei grandi campioni che si stanno facendo largo in altri sport. Dai medagliati di Tokyo 2020 alle superstar di baseball e tennis Shohei Ohtani e Naomi Osaka, dominare a livello mondiale non è più un tabù. Un certo nervosismo potrebbe forse serpeggiare in uno spogliatoio che, finora, ha goduto di condizioni ideali.

giapponesi in festa

Insomma, siamo arrivati al punto di poter immaginare senza ridere un Giappone campione del mondo? Probabilmente no, ma non sembra più un’eresia come trenta o quarant’anni fa, quando i trionfi sportivi del paese asiatico sembravano limitati ai sogni degli eroi dei manga. Non avranno in campo un campionissimo di livello mondiale ma il livello medio dei calciatori nipponici è cresciuto in maniera esponenziale dal mondiale di casa di vent’anni fa. Vincere poi in quel paese che, usando metodi alquanto discutibili, ha scippato l’organizzazione della Coppa del Mondo proprio al Giappone avrebbe il dolcissimo gusto della vendetta. Magari non succede, ma se succede è meglio che la polizia di Tokyo si prepari per bene. All’incrocio di Shibuya si potrebbero vedere scene decisamente poco giapponesi.

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