Calcio

Juventus, ecco perché Andrea Agnelli si è dimesso

Si chiude il ciclo più vincente della storia bianconera, anni contraddistinti da numerosi trofei come i nove scudetti consecutivi ma anche da tante ombre

Juventus, ecco perché Andrea Agnelli si è dimesso

Si chiude l'era di Andrea Agnelli alla Juventus: dopo 12 anni il presidente più vittorioso nella storia del club bianconero si è dimesso insieme al suo vice Pavel Nedved, all'ad Maurizio Arrivabene e a tutto il Cda. Un azzeramento dettato dall'inchiesta Prisma sulle plusvalenze che ha portato anche a un accertamento da parte della Consob e il -253 milioni del bilancio di quest'anno dopo la perdita di 209 dell'esercizio precedente. Il nuovo Cda sarà nominato da un'assemblea già convocata per il 18 gennaio.

Il passo indietro è maturato al termine di una lunga riunione del Cda straordinario convocato nel pomeriggio alla Continassa. La Vecchia Signora è ora attesa una rifondazione che parte dalla nomina dell'ad del gruppo editoriale Gedi, Giuseppe Scanavino, a direttore generale. Torinese, 49 anni, è molto vicino a John Elkann, numero uno di Exor, la holding degli Agnelli-Elkann che è l'azionista di maggioranza del club binaconero, di Stellantis e di Ferrari.

Dai 9 scudetti alle inchieste

Dell'era Andrea Agnelli resteranno le vittorie ma anche le ombre. Era il 19 maggio 2010 quando il figlio di Umberto assume la carica di presidente della Juventus. È una Juve che sta ancora cercando di scrollarsi di dosso gli effetti di calciopoli, in società vengono arruolati Beppe Marotta e Fabio Paratici e dopo una breve fase di ripartenza ecco prendere il via uno dei cicli più vincenti della storia bianconera: 9 scudetti - con Conte (3), Allegri (5) e Sarri (1) - oltre a cinque coppe Italia e altrettante Supercoppe, senza dimenticare le due finali di Champions perse con Barcellona (2015) e Real Madrid (2017). Tanti anche i campioni visti in maglia bianconera, da Pirlo a Vidal, da Pogba a Tevez, fino a Dybala, Higuain e soprattutto Cristiano Ronaldo. Ma non solo: sotto la guida di Agnelli la Juve lancia la seconda squadra e la squadra femminile, inaugura il nuovo stadio e amplia il patrimonio immobiliare del club, facendo della società bianconera un modello.

Non sono però solo rose. Gli anni della sua gestione sono contraddistinti dai procedimenti giudiziari: prima l'indagine sulle presunte infiltrazioni della 'ndrangheta nel tifo bianconero, poi il caso Suarez all'Università per Stranieri di Perugia e infine l'inchiesta Prisma sulle plusvalenze e l'ipotesi di falso in bilancio. In mezzo anche la questione Superlega, con Agnelli che rompe con l'Eca di cui era presidente e la Uefa dell'(ex) amico Ceferin per portare avanti un progetto in cui però, nel giro di poche ore, resta solo con Real e Barcellona e il cui destino sarà deciso in sede europea nei prossimi mesi. Ombre che non oscurano le vittorie ma che di sicuro mettono la parola fine con un retrogusto amaro. Si è cercato di nascondere sotto il tappeto sia il tema delle plusvalenze su 10 operazioni, sia quello degli stipendi tagliati e gestiti in maniera opaca per far quadrare i conti.

Cosa succede ora

L'accelerazione di queste ore è grave anche perché subito prima dell'investor day Exor che si svolgerà mercoledì. Inevitabile che azionisti e analisti vorranno vederci chiaro. Certamente si apre ora una fase nuova in casa Juventus. Difficile si punti su Alessandro Nasi, considerato il "fardello" di una fede granata pubblica e mai rinnegata. Servirà al vertice una figura di garanzia, che rassicuri mercati e tifosi. John Elkann potrebbe accettare. Ma si potrebbe scegliere anche un grande ex, Alessandro Del Piero tra tutti appare l'unico in grado di reggere l'onda d'urto, Chiellini è invece invischiato nella vicenda degli stipendi. Ci sarebbe poi Evelina Christillin, membro dell'esecutivo dell'Uefa, molto critica con la gestione di Andrea Agnelli specialmente dopo la vicenda della Superlega, che lei apertamente rinnegò. Proprio come Lapo Elkann. Oppure John Elkann potrebbe pescare dal bacino dei manager dei gruppi di famiglia, competenze e professionalità abbondano. Il problema principale restano i conti disastrati. Dopo due aumenti di capitale, prima l'operazione Cristiano Ronaldo e poi il Covid hanno dissestato i bilanci in modo che per ora non viene nemmeno quantificato. La rivoluzione tecnica, tanto attesa, appare lontana.

E questo preoccupa i tifosi più di tutto.

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