Per l’orgoglio, certo. E per capire a che punto si è arrivati realmente, dopo lo 0-2 moldavo. Mettere in fila le motivazioni è l’esercizio utile per sfidare la Norvegia, ora che c’è da riderci su nell’ipotizzare il 9-0 che servirebbe per evitare i playoff (prima sfida a Bergamo il prossimo 26 marzo, la seconda il 31 - se sarà in casa probabilmente a Roma). E infatti Dimarco, presentando il match a Milanello, come Gattuso scuote la testa e fa una smorfia che a un sorriso assomiglia. Perché è la leggerezza quella che il ct sceglie per preparare l’ultimo match prima degli spareggi, quelli che già in due occasioni hanno bocciato le speranze mondiali. Arrivare al terzo «con la paura non si può, perché pallone e maglia peserebbero un chilo».
Alleggerire è quindi la parola d’ordine. Soprattutto dopo lo 0-2 in Moldova e il doppio tackle dialettico che ne è seguito. Con il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che aveva stigmatizzato la parola “vergogna” scelta dal commissario tecnico per commentare la contestazione dei tifosi a Chisinau. «Rispetto quello che dice La Russa - è il ringhio di Gattuso - ma sinceramente non so dove lui si trovasse durante la partita: sicuramente non allo stadio, forse neanche davanti alla tv. Perché anche lì si sono sentite le parole che ci hanno rivolto: qualcosa di più grave di semplici fischi, c’era gente che ci augurava la morte».
Mettersi la Moldova alle spalle è il primo passo per guardare avanti e stasera l’Italia sarà diversa innanzitutto nei suoi interpreti: sicuramente out Calafiori e Tonali, sarà un undici quasi completamente differente, con l’unico dubbio tra Mancini e Buongiorno, e con Pio Esposito là davanti dall’inizio. «È forte e sta crescendo. Sicuramente avrà inciampi, ma lo aiuteremo», lo protegge Dimarco. «Deve pensare a giocare e non a dimostrare », aggiunge il ct. «È incredibilmente maturo per la sua età, ma non carichiamo tutto a mille: deve vivere con serenità. Pio deve fare il Pio», fa da chioccia Gattuso. Consapevole che ai playoff («oggi siamo all’11ª di campionato, rigiocheremo alla 30ª») potrebbe essere l’interista la prima alternativa alla coppia Retegui-Kean. Intanto Rino sceglie la via dell’alleggerimento, anche nella comunicazione: più empatia e meno filosofia, rispetto all’era Spalletti. «Con i ragazzi ci troveremo con caffè e crostata», trova come opzione a stage pre-playoff ad oggi improbabili. Il tutto mentre «dobbiamo pregare quello che sta lassù», anche per evitare che la Norvegia «ci faccia la riga in mezzo».
Se la differenza reti fosse stata degli scontri diretti e non del girone l’Italia avrebbe potuto andare al Mondiale con un 4-0, «ma taccio se no si dice che faccio il piagnina ». Dimmi come parli e ti dirò chi sei: Gattuso vuole un’Italia diretta, concreta e senza inutili orpelli.
«Ai Mondiali ci dobbiamo andare per forza» e «i punti si mettono quando la testa si è spaccata, non prima», visto che «spero di non portargli sfiga, ma Haaland non si fa mai male». Buffon, defilato due metri più in là, annuisce e non trattiene qualcosa di più di un sorriso. Il primo obiettivo, Gattuso l’ha già centrato.