I grandi vecchi che vengono a giocare in Italia: ecco chi sono

L'arrivo di Modric e De Bruyne conferma la passione delle grandi italiane per campioni di gran nome ma avanti con gli anni. Non sempre queste operazioni hanno avuto successo. Ripercorriamone la storia

I grandi vecchi che vengono a giocare in Italia: ecco chi sono

Se ormai è un luogo comune dire che l’Italia non è un paese per giovani, la Serie A non perde occasione per confermare come ci sia un fondo di verità dietro queste affermazioni. Se altrove le grandi d’Europa fanno carte false per assicurarsi i servigi di calciatori poco più che maggiorenni, in Italia il richiamo dei grandi nomi va bene solo se sono “stagionati”. Basta dare un’occhiata al calciomercato delle grandi del Bel Paese per rendersi conto di come, pur di placare la piazza, si scelga spesso e volentieri di rivolgersi a nomi che hanno alle spalle una carriera gloriosa. Questa pratica miope è in parte dovuta al crescente divario in termini di fatturato nei confronti delle rivali europee ma è anche figlio di una mentalità molto diffusa nel calcio italiano, che preferisce l’esperienza alla gioventù. Vediamo quindi i casi recenti di campioni non più giovanissimi accolti trionfalmente in Italia e come episodi del genere non siano certo nuovi alle nostre latitudini.

Non solo Modric e De Bruyne

Mentre il disastro della Nazionale riporta l’attenzione su come il movimento sembri incapace di valorizzare adeguatamente i tanti talenti che escono dalle nostre squadre calcio, le squadre di Serie A continuano imperterrite a cercare colpi ad effetto, affidandosi a nomi ben conosciuti ma che hanno sicuramente già vissuto i loro giorni migliori sul campo. Come spiegare altrimenti il fatto che Edin Dzeko, centravanti bosniaco che ha già compiuto 39 anni, sia nel mirino di squadre non secondarie come Fiorentina, Bologna e Como? L’ex romanista ha fatto bene al Fenerbahce ma non è più quel rombo di tuono che segnò 119 reti nei sei anni passati all’ombra del Cupolone. Ancora meno comprensibile la scelta della dirigenza del Milan che, per provare a riportare la calma in una tifoseria che ha da un pezzo un diavolo per capello, ha ben pensato di ricostruire il centrocampo affidandosi all’esperienza di Luka Modric. Il croato è forse uno dei migliori centrocampisti degli ultimo quarto di secolo ma a settembre compierà 40 anni ed è stato usato col contagocce da Ancelotti nell’ultima stagione non esaltante alla Casa Blanca. La classe non è acqua, certo, ma mettere il croato al posto di Tijjani Reijnders, talento clamoroso venduto a peso d’oro al Manchester City di Pep Guardiola, è una roba da far gridare vendetta al Cielo.

Man City De Bruyne Guardiola

Cosa dire, poi, del colpo più clamoroso messo a segno in questo inizio di calciomercato, il passaggio di Kevin de Bruyne dal Manchester City al Napoli? Il centrocampista belga, che sta sostenendo le visite mediche a Roma prima di firmare il contratto con il club partenopeo, arriva a parametro zero ed ha già entusiasmato la tifoseria napoletana, che già sogna di iniziare un ciclo vincente in Serie A. Il talento di De Bruyne è indubbio, specialmente da calcio piazzato ma se Guardiola non si è strappato i capelli all’idea di perderlo una ragione c’è. A parte i 34 anni, il talento belga è reduce da una lunga serie di infortuni e, specialmente nell’ultima, disgraziata stagione dei Citizens, è sembrato ben lontano dalla migliore forma. Possibile che si ritrovi a Napoli, certo, ma il rischio che faccia la fine di Kyle Walker, eccellente difensore inglese che ha fallito al Milan per evidenti limiti fisici, non è certo trascurabile. Questa passione per l’usato sicuro non è solo figlia di un atteggiamento molto italiano, condannato dal tecnico del Chelsea Enzo Maresca. In un’intervista concessa al Corriere della Sera, l’ex assistente di Guardiola è lapidario: “Soltanto in Italia si continua a pensare che i giovani siano sempre troppo giovani e che l’esperienza legata all’età sia ciò che ti fa vincere le partite. È una scelta culturale, che ti costa in perdita di energia. Io la vedo così, il calcio italiano non regge più il ritmo delle altre scuole”. La realtà è che le squadre italiane non possono permettersi di spendere centinaia di milioni come ha fatto il suo Chelsea per costruire una rosa di giovani talenti da far crescere. La cultura c’entra, ovviamente, ma le ragioni di bilancio fanno tutta la differenza del mondo.

Real Betis Chelsea Maresca

Un fenomeno non nuovo

La passione della Serie A per i talenti stagionati non è certo un fenomeno nuovo. Una volta le grandi italiane avevano talmente più soldi delle rivali da potersi permettere di far arrivare nella stessa stagione talenti assoluti come Maradona, Zico e Rummenigge. Finita la bolla dei diritti televisivi, per avere campioni assoluti alle nostre latitudini è stato necessario aspettare qualche anno di troppo. Il caso più evidente è quello di Cristiano Ronaldo, sempre grandissimo marcatore ma non più capace di quelle corse travolgenti che avevano entusiasmato gli spettatori dell’Old Trafford e del Santiago Bernabeu. Il talento di Madeira, che ha appena segnato nella finale di Nations League che ha consegnato al Portogallo il titolo, non ne vuole sapere di mollare ma le voci che lo darebbero vicino all’ambizioso Como di Fabregas fanno piuttosto sorridere. Tralasciando l’impatto devastante dell’operazione Cr7 sulle casse della Juventus, quello che non molti ricordano è come queste mosse di mercato raramente portino risultati apprezzabili. Per ogni Ronaldo c’è sempre un Socrates dietro l’angolo: nonostante avesse solo 30 anni, l’ex Corinthians è ricordato con orrore dai tifosi della Fiorentina come una delle mosse più disastrose della proprietà viola.

Roma Juventus Cristiano Ronaldo

Molto diverso il rapporto dei tifosi del Milan con Olivier Giroud, approdato a Milanello a 34 anni suonati dopo aver deliziato il pubblico dell’Emirates per anni: l’avanti francese fu fondamentale nella cavalcata scudetto della banda Pioli e continua ancora a giocare con profitto in quel di Los Angeles, partecipando pure all’imminente mondiale per club. Lo stesso Yann Sommer, che aveva 34 anni quando è arrivato alla Pinetina, ha sostituito più che egregiamente Onana, sprofondato in un mare di papere al Manchester United. Altrettanto positivo il transito italiano di Pepe Reina, che fece benissimo sia al Napoli che alla Lazio dopo aver passato anni a difendere la porta del Liverpool. In passato non sono mancati i casi di calciatori che, tornati sui propri passi, non sono stati capaci di ripetere quanto fatto in passato: il triste ritorno di Andriy Shevchenko al Milan nel 2008 è ancora ben vivo nei cuori dei tifosi rossoneri. Molti, invece, ricordano con simpatia il transito di Franck Ribery in Italia: arrivato alla Fiorentina nel 2019 a 36 anni suonati, fu in grado di far vedere alcune delle giocate mostrate con la maglia del Bayern ma, specialmente dopo il passaggio alla Salernitana, il fisico e l’età iniziarono a chiedere dazio, costringendolo al ritiro. Per provare a risollevare l’umore dei tifosi di fronte a queste operazioni, c’è sempre il caso di Miroslav Klose: arrivato nel 2011 alla Lazio a 33 anni dopo i trionfi con il Bayern Monaco sembrava pronto ad appendere le scarpette al chiodo.

Non solo fece benissimo nei cinque anni passati a Formello ma le reti segnate coi biancocelesti gli consentirono di partecipare alla cavalcata trionfale della Germania in Brasile, diventando il miglior marcatore della storia dei mondiali. Vedremo se Modric o De Bruyne sapranno ripetere le imprese di Miro-gol.

Lazio Fiorentina Klose

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