La contestazione da parte dei tifosi della Lazio contro il presidente Claudio Lotito assume contorni sempre più torbidi al punto da provocare l'intervento dell'autorità giudiziaria. La Procura di Roma, ha indagato perquisendo questa mattina cinque persone che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero minacciato più volte e cercato di condizionare il patron biancoceleste. Una campagna di pressioni, minacce e contenuti diffamatori che, avrebbe avuto un unico obbiettivo: spingere Lotito ad abbandonare la guida del club e a cederne il pacchetto azionario di controllo.
È il quadro riportato nel decreto di perquisizione di 10 pagine emesso della procura, che ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone, Stefano Greco, Fabio Russo, Rodolfo Bada, Lorenzo Silvestri e Renato Calcara per fatti avvenuti dal 2024 a oggi. Le perquisizioni eseguite dai carabinieri hanno portato al sequestro di telefoni, computer e tablet. Le accuse contestate vanno dalla tentata estorsione alla manipolazione di mercato. Le denunce presentate da Lotito ricostruiscono un crescendo di episodi. Il senatore segnala innanzitutto uno striscione esposto l’11 giugno scorso in piazza del Parlamento davanti alla Camera dei deputati, dall’appartamento abitato da Renato Calcara con la scritta 'Lotito libera la Lazio'.
Altri due striscioni con la frase 'Forza Italia: libera la Lazio' compaiono poi il 30 giugno e il 5 luglio in piazza San Lorenzo in Lucina, immagini che vengono immediatamente diffuse online. Il 17 luglio arriva anche una telefonata minatoria. Lotito racconta che l’interlocutore,"esprimendosi con accento romano, lo minacciava specificando che l’avrebbe ucciso se non fosse andato via e avesse lasciato la Lazio". Il 7 ottobre un altro individuo viene visto attaccare adesivi raffiguranti un vecchio articolo di giornale sulle vicende giudiziarie del parlamentare. Tra questi elementi, anche le "pseudonotizie diffuse attraverso la pubblicazione on line 'Millenovecento' volte a orientare una protesta delle tifoserie della Lazio contro Lotito".
La campagna, secondo l’accusa, non si sarebbe fermata, ma sarebbe andata avanti. Lotito denuncia anche la pubblicità aerea del 22 luglio 2025, quando un velivolo aveva sorvolato Roma con lo slogan "Lotito Libera la Lazio". Gli atti raccolti parlano poi di numerosi post diffamatori. Tra questi quelli dell’account Facebook, Stefano Greco e della pagina 'Not Only Lazio. Anche la pagina 'CMonEagles' partecipa alla campagna con un presunto virgolettato attribuito ad Alessandro Vocalelli, secondo cui Lotito avrebbe voluto la retrocessione per ottenere "il paracadute di 35 milioni di euro", commentato da utenti con toni celebrativi.
Per i pm, gli indagati avrebbero agito"al fine di conseguire il profitto avuto di mira", diffondendo notizie ritenute false e idonee a "provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni della SS Lazio S.p.a.".