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Noi allo stadio divisi, l'Ucraina un popolo

Impariamo da loro. Oggi San Siro dimostri di essere "nazione": niente fischi a Gigio

Noi allo stadio divisi, l'Ucraina un popolo

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Per una volta servirebbe ascoltare Spalletti: non si parla di giocatori, bensì di tifosi. Quell`accenno alla maglia che tutti vestono sotto quella del club, quella maglia azzurra vorrebbe essere incollata anche alle pelle del tifoso che stasera sarà a San Siro. Perché mai oggi più che mai? Perché l`Italia gioca per vincere, ma soprattutto contro l`Ucraina che quella maglia non se la toglie proprio. Anzi, per quella maglia muore anche. Sarebbe un segno di civiltà veder la nazione tifosa dimenticare le beghe da cortile che riguardano, per esempio, Donnarumma. Sappiamo tutti che San Siro, San Siro non solo milanista, si prepara ad accogliere il portierone con lo sguardo inceneritore e il fischio provocatore.

È già capitato. Il popolo milanista non gli ha perdonato il tradimento, il resto del popolo calciofilo comincia a sogghignare vedendo gli svarioni che ci propina nelle partite in azzurro, senza dimenticare che a Parigi iniziano a storcere il naso. Gigio sconta il prezzo di un successo immediato, degno di un giocatore di bella razza ma forse non è migliorato come si pensava. Dunque tutti pronti con la fischiata accusatoria, ma qui casca l`amor patrio. Gli ucraini, e chi più di loro? Ci hanno dimostrato quanto valga l`attaccamento ad una patria, ad un credo.

Sergei Rebrov, l`allenatore da poco insediato ed ancora senza sconfitte (2 pari con Germania e Inghilterra e 2 successi) rivendica l`orgoglio di un Paese. Spalletti, che ha capito tutto, ha subito impostato la direzione tecnica dicendo: «Dobbiamo rendere orgogliosi gli italiani». Ma per riuscirci, non tanto e non solo a suon di risultati, serve che il pubblico nostro capisca che a San Siro si gioca una partita di calcio, ma pure una sfida tra la fierezza di un Paese che sa battersi nelle trincee, figuratevi in quelle pallonare, e la realtà di un Paese che non può farsi scoprire impegnato in una caccia all`uomo. Ne verrebbe fuori una pessima visione internazionale, non solo calcistica. Insomma si può perdere o vincere, ma qualche volta vinca pure il pubblico.

Gli ucraini e i loro atleti, non solo nel pallone, ci stanno mostrando la determinazione collettiva che poi li porta a risultati ad esaltazione del tifo. A San Siro sarebbe meglio vedere un`Italia unita. Per contestare Donnarumma ci sarà altro tempo. Magari quando, sopra la maglia azzurra, metterà quell`altra francese.

Stavolta conta che, nel vincere o perdere, l`Italia faccia nazione.

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