Tango, un gioco da ragazze

La Spagna vince la Coppa del Mondo

È la Spagna a portarsi a casa la Coppa del Mondo di calcio femminile. Ecco la storia d’una rivoluzione compiuta, conquistata, meritata di un movimento (ancora) in crescita

La Spagna sul tetto più alto del mondo: Campeonas! (via Fifa)
La Spagna sul tetto più alto del mondo: Campeonas! (via Fifa)

Cosa si prova quando ci si gioca, in novanta minuti (o poco più), il proprio sogno? Quando si tocca l’apice del proprio percorso professionale e si è ad un soffio dallo sfiorare il cielo placcato d’oro? Se lo si fa per la prima volta, peraltro da underdogs ed eterne "forti ma", quando le "grandi grandi" hanno fallito l’impresa, forse il sapore del successo è un po’ più dolce. È questa Spagna–Inghilterra, la finalissima dei Mondiali d’Australia e Nuova Zelanda 2023: la rivoluzione dei movimenti in crescita.

I’m the lucky one”, dice ad un’ora dall’inizio l’olandese Sarina Wiegman, alla seconda finale mondiale consecutiva, dopo quella persa dalle sue Oranje nel 2019, e l’oro europeo conquistato che l’ha incoronata Leonessa de facto. È dal 1991, l’edizione inaugurale della Coppa del Mondo femminile disputata in Cina, che in finale non si presentano gli Stati Uniti o la Germania, che hanno anche rappresentato rispettivamente il dominio americano e globale e la supremazia sul calcio europeo.

Adesso, invece, le rappresentative inglese e spagnola – con le rispettive difficoltà all’incipit di questo Mondiale – si prendono uno spazio inedito ma non inatteso: l’hanno fatto tramite i club, quelli più lungimiranti come l’Arsenal, con gli investimenti e i mezzi; e poi spazi, visibilità, calore, quelli degli oltre novantamila dei record di pubblico per le partite casalinghe del Barcellona. Perché sia in Inghilterra che in Spagna, da molti anni, il calcio femminile è cosa seria, serissima.

Vis-à-vis: Spagna, una sola rivoluzione possibile

Nella suggestiva cornice dello Stadium Australia, all’Olympyc Park di Sydney, (stra)pieno per le grandi, uniche occasioni, il match tra Spagna e Inghilterra non potrebbe essere che questo: una finale per eccellenza, quella partita al cui incipit non si può che pensare che come andrà a finire dipenderà (forse quasi esclusivamente) dal destino.

Il match è talmente aperto che le due formazioni si scambiano in ribaltoni di campo da far girare la testa: non è Wimbledon, ma la velocità è impressionante e pare ci siano molto più concitazione e fame che equilibrio e tattica. Fino al primo quarto d’ora, non succede granché e poi succede di tutto: è il 16’ quando l’Inghilterra in fase propositiva si ritrova nell’area di Coll quasi in soprannumero e mille tocchi, tra Stanway prima e Walsh e Bronze poi, trovano Lauren Hemp che spara dal limite di potenza ma la traversa le nega la gioia.

Mezzo giro d’orologio dopo, la Spagna si presenta fulminea dall’altro lato, e non si capisce bene nemmeno come ci sia arrivata: Paralluelo in prima battuta e Redondo in seconda sparano da distanza ravvicinata addosso ad Earps. È un’occasione talmente assurda che la Roja deve rimediare: è quasi la mezz’ora, la Spagna pressa alto e recupera un pallone a centrocampo, una sovrapposizione perfetta da sinistra entra nella scia di Caldentey che, coi tempi giusti, deve solo accompagnare l’assist per il gol del vantaggio. All’appuntamento perfetto non può che presentarsi Olga Carmona, il cui gol del destino da rientrata aveva regalato alle Furie Rosse proprio la qualificazione alla primissima finale: la capitana di casa Blancas a Madrid piazza un diagonale di mancino inarrivabile.

Col gol subìto e la ripresa alle porte, l’Inghilterra perde in lucidità: lo svantaggio è una mazzata, ma soprattutto le spagnole volano nello stretto e questo mette in crisi le retrovie delle Leonesse, che faticano a ruggire e farsi riconoscere per le doti grazie alle quali le campionesse d’Europa si sono imposte lo scorso anno con pragmatismo assoluto. Appena primo del fischio che sancisce la fine del primo parziale di gioco, un guizzo di Paralluelo è rappresentazione plastica delle qualità della giovanissima blaugrana: una palla che pare sotto controllo, quasi nascosta, diventa un missile per una girata potente ed angolata che scheggia il palo di Earps.

Il match sarebbe potenzialmente ancora tutto aperto, ma l’Inghilterra ha solo una chance al 54’, ancora con Hemp, che fallisce da due passi – perché la formazione di Sarina Wiegman, che nel frattempo saggiamente inserisce forze fresche che possano dare vitalità e propulsione alle spente Leonesse (tra tutte, Kelly e James), fatica ad uscire dalle trame spagnole, fitte, veloci, tecniche. Esattamente dieci minuti dopo l’occasione persa dalle campionesse europee, la Roja potrebbe dare il colpo di grazia, con largo anticipo: un’incursione pericolosa, l’ennesima, nell’area inglese, guidata da Caldentey porta confusione ma soprattutto un presunto tocco di mano da parte di Walsh. Jorge Vilda e tutta la panchina spagnola s’alza a mimare con veemenza il fallo: il Var gli dà ragione. Il pallone sul dischetto è lasciato ai piedi della veterana Jennifer Hermoso: nel suo sguardo, nervoso, s’intuisce quel che accadrà e forse è questo che salva Mary Earps – l’estremo difensore fa un passo d’anticipo, intuendo la traiettoria, e blocca il pallone.

L’episodio che potrebbe ravvivare le speranze inglesi è in realtà un fuoco fatuo, perché la Spagna ha la vera reazione, e porta avanti, quasi da sola, una partita d’aggressione totale: fino all’ultimo, come testimonia il tentativo clamoroso di Battle al quale si oppone, ancora una volta, il muro di Earps, la Roja lotta per questa Coppa che significa davvero tutto. Il triplice fischio di Tori Penso, dopo ben 13’ assegnati di recupero e quasi 15’ effettivi, significa soltanto una cosa: Campeonas! La Spagna vince la sua prima Coppa del Mondo: il lieto fine d’una storia di rivoluzione compiuta, conquistata, meritata di un movimento (ancora) in crescita. Chissà cosa c’è più su delle stelle.

Il tabellino del match

SPAGNA – INGHILTERRA 1-0

SPAGNA (4-3-3): Coll, Paredes, Batlle, Codina (73’ Andrés), Carmona, Abelleira, Bonmatí, Redondo (60’ Hernández), Caldentey (90’ Putellas), Hermoso, Paralluelo. A disp.: Rodríguez, Salón, Guerrero, González, Navarro, Pérez, Gálvez, Zornoza, Del Castillo. All. Jorge Vilda

INGHILTERRA (3-5-2): Earps, Greenwood, Bright, Carter, Bronze, Walsh, Stanway, Daly (46’ Kelly), Toone (87’ England), Hemp, Russo (46’ James). A disp.: Charles, Hampton, Roebuck, Nobbs, Wubben-Moy, Morgan, Coombs, Zelem, Robinson. All. Sarina Wiegman-Glotzbach

Marcatrice: 29’ Carmona (S)

Ammonite: 55’ Hemp (I), 78’ Paralluelo (S)

Arbitro: Tori Penso (Usa)

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