"Siamo al primo round, era una sentenza già scritta". Solo le prime parole di Luciano Moggi dopo la condanna per associazione a delinquere nell'inchiesta Calciopoli. Ma l'ex dg bianconero non ha intenzione di arrendersi: "Sicuramente andremo all’appello, sperando in una giustizia che non c’è, una giustizia vera, altrimenti nella giustizia divina... Soprattutto per quelli che hanno fatto del male a tante persone". Moggi, sottolineando di non non aver mai controllato nessuno, si riferisce alle intercettazioni che lo hanno incastrato. "Penso al dramma che ha passato il giornalista Ignazio Scardina senza aver fatto niente. Ci sono tantissime persone così per effetto di un processo che non ha ragione d’essere. La Juve era forte, andava in campo la Juventus e non Moggi".
Quello che appare a Sky Tg24 è un Moggi amareggiato, "deluso da tutto". "La sentenza sportiva non ha tenuto conto di quello che era successo", dice, "un processo con 20 telefonate, senza tenere conto che il processo ha messo in evidenza altre cose. Del fatto della giustizia ordinaria sono deluso, pensavo che fosse uguale per tutti e soprattutto che non fosse già una sentenza scritta. Non si è tenuto conto di tre anni di dibattimento".
Deluso anche dalla società che ha diretto per anni. Moggi non ci sta ad addossarsi tutte le colpe e lancia una frecciata alla Juventus, che ieri in un comunicato si è detta estranea ai fatti: "Non era la partita Moggi contro il Milan o contro l’Atalanta. Giocava la Juve.
Ma adesso è inutile che mi metta a fare questi discorsi non conoscendo le cose. Ho letto il comunicato e sembra che abbia giocato io da solo e non era così. È la vita tocca cercare di leggere e capire tutto quanto. Fermo restando che poi mi difenderò, su questo non c’è dubbio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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