Calcioscommesse, giocatori drogati per perdere Così è nata l'inchiesta della procura di Cremona

Il calmante messo nell'acqua dal portiere Paoloni durante la partita Cremonese-Paganese. Cinque giocatori "dopati", due accusano un malore. Uno fa un incidente in auto. La società dispone degli esami e trova la sostanza: immediata la denuncia in procura. Così si avvia l'indagine

Calcioscommesse, giocatori drogati per perdere 
Così è nata l'inchiesta della procura di Cremona

Cremona - L'indagine, partita sei mesi fa, nasce dopo Cremonese-Paganese giocata il 14 novembre scorso. Cinque giocatori e il massaggiatore della squadra grigiorossa, che gioca nel campionato di Lega Pro, sarebbero stati intossicati dalla stessa bevanda. Un loro compagno (il portiere Paoloni) durante l’intervallo avrebbe sciolto il principio attivo Lormetazepam, un sedativo utilizzato per i disturbi di ansia e del sonno, nelle borracce dei compagni per peggiorarne le prestazioni. Cinque i calciatori "dopati" a loro insaputa: Carlo Gervasoni, Redouanè Zerzouri, Mario Tacchinardi, Riccardo Musetti e Andrea Zanchetta. Uno di questi (Gervasoni) sarebbe poi uscito di strada con la sua auto, altri due avrebbero avuto malori. Stamattina è stato arrestato Marco Paoloni, di 27 anni, originario di Civitavecchia, ex portiere della Cremonese e titolare del Benevento (da gennaio 2011), sta disputando i play off per l’accesso in serie B. Dopo l’arresto è stato trasferito nel carcere di Cremona. Paoloni avrebbe agito così perché "assediato" dai debiti di gioco.

La denuncia della Cremonese Dalle analisi decise dalla società Cremonese eseguite al Policlinico San Matteo di Pavia, si rilevarono nelle urine tracce di Lormetazepam che rientra tra i farmaci contenenti benzodiazepine. Il direttore generale della Cremonese Sandro Turotti portò i risultati delle analisi in questura a Cremona e denunciò l’episodio. Turotti mise la polizia al corrente di voci su totonero proprio in occasione della partita Cremonese-Paganese che avrebbe avuto una quotazione da 1 a 6. Da allora partirono le indagini e vennero disposte intercettazioni telefoniche che rivelarono "l’accanita propensione" del portiere Paoloni - a quel tempo fuori rosa e in prestito al Benevento - a fare scommesse sportive con particolare riguardo agli incontri di calcio e attività che venivano realizzate con la intermediazione di Massimo Erodiani, organizzatore di scommesse insieme con Marco Pirani, medico odontoiatra di Ancona. Erodiani e Pirani erano in collegamento con i gruppi di scommettitori milanesi, bolognesi (con a capo Signori) e gruppi di stranieri (slavi e zingari). Il portiere della Cremonese e poi del Benevento Paoloni a un certo punto non riiuscì più a controllare i risultati delle partite truccate, fece perdere molto denaro ai gruppi di scommettitori e diventò oggetto di una tentata estorsione. Nelle intercettazioni compaiono frasi con minacce di morte nei suoi confronti.

Un sistema criminale "I giocatori scommettono sulle stesse partite che truccano, anche su partite che credono di aver manipolato abbastanza perché il risultato sia certo, ma che si risolvono talvolta in ingenti perdite di denaro" spiega il gip di Cremona. "L’organizzazione non conta quasi mai su risultati certi al cento per cento ma su risultati probabili perché non vi è un accordo direttamente tra le società o comunque a conoscenza di tutti i giocatori, questo perché nessun giocatore si può esporre a gesti troppo clamorosi in quanto potrebbe essere smascherato dalla giustizia sportiva. A volte si verificano circostanze imprevedibili e non basta più la buona volontà del singolo giocatore, ciò comunque rientra in una sorta di rischio di impresa nel senso che gli associati mettono già in programma che alcune partite potrebbero non andare in porto. Infatti l’organizzazione va in crisi quando si verificano consecutivamente più risultati negativi che provocano una sorta di spaccatura tra il braccio operativo e quello degli scommettitori". 

Criminalità organizzata e riciclaggio L’attività dell’associazione crea "un terreno fertile per l’insinuazione di elementi di una criminalità organizzata ai più alti livelli". Si segnala "la presenza tra gli investitori e scommettitori di alcuni gruppi dai contorni incerti, quale quello degli zingari", a capo del quale c’era Almir Gegic detto "lo zingaro", slovacco arrestato nell’operazione. Inoltre era presente anche un gruppo albanese.

Il gip spiega che "sono investiti da questi gruppi per ogni partita truccata capitali dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro" di cui non è nota la "provenienza", dunque non si possono "escludere fatti di riciclaggio". 

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