La Provincia di Genova risparmia sulla sicurezza degli impianti di riscaldamento a gas, e lo fa azzerando le risorse che servono per comunicare ai cittadini termini e condizioni su controllo e messa a norma delle calderine, spingendo di fatto gli utenti verso sanzioni salate, tra i 90 e i 180 euro, che, guarda caso, sono incassate da una società, la Multiservice, partecipata da Comune e dalla stessa Provincia.
È quello che emerge dalla segnalazione del consigliere provinciale Massimo Pernigotti, capogruppo della Lista Biasotti che fa parte della minoranza di centrodestra.
Il consigliere cita un documento con cui il presidente del Consiglio provinciale, Alessandro Repetto e lassessora Renata Briano (Controlli ambientali) hanno risposto ad uninterrogazione relativa alle risorse impiegate dallente nel 2007 e 2008 in materia di informazione sugli impianti termici. La Provincia ha fatto sapere di avere speso, nel biennio indicato, rispettivamente 42mila e 20mila euro, per depliant, locandine, manifesti e poster vari.
«Per completezza - si legge nella nota di Repetto e Briano - si rappresenta che nel bilancio 2009 non è stata destinata alcuna somma per la pubblicità delle incombenze legate agli impianti termici».
E a scanso di equivoci lamministrazione provinciale fa sapere che, «Sono state comunque realizzate altre iniziative a costo zero al riguardo», chiarendo che si tratta di, «conferenze stampa ed interventi sulle Tv locali». Che, certo, sono a costo zero, ma anche sottoposti, per così dire, alla disponibilità, non sempre ampia, degli organi dinformazione.
Sulla base di questa situazione Pernigotti ha segnalato gravi difetti di comunicazione e citando i dati relativi a controlli fatti e sanzioni applicate, ha sostenuto che, «Le verifiche non sono state fatte a campione. Mi pare che ci sia stata troppa convergenza sui grandi centri della Provincia. Questo ha comportato sanzioni da 90 o 180 euro ad un cittadino su due. Un dato inverosimile. Per questo credo che esista un problema di comunicazione tra la Provincia che, in base alla delibera del 2006, avrebbe dovuto fare promozione capillare sul territorio e gli stessi cittadini utenti di caldaie a gas».
Il consigliere biasiottiano aveva proposto anche unalternativa a manifesti e locandine: «Ho chiesto che le informazioni sulla messa in regola delle calderine a gas non fossero state inserite nelle lettere con le bollette Tarsu. Un mezzo che avrebbe permesso di raggiunge tutti gli utenti, in modo capillare, evitando loro multe salate. Mi hanno risposto che il costo sarebbe stato troppo alto. Ma mi sono informato, con 20mila euro si sarebbero inviate 200 mila missive. Tra laltro - aveva anche precisato - uninformazione più capillare sulla messa a norma degli impianti a gas mi era stata sollecitata direttamente da tanti cittadini che non erano al corrente della normativa, perché non hanno visto manifesti o volantini».
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