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Calderoli: «Mai smentito Bossi vogliono minare la nostra unità»

RomaLa Lega sente aria pesante attorno a sé. Calderoli ha ripreso uno dei temi ricorrenti nella dialettica del Carroccio, quello dei poteri forti che, nell’ombra, cercano di bloccare il cammino delle riforme promosse dalla Lega, utilizzando i giornali (in primis il Corriere dei grandi poteri economici) e le lobby, garanti dello status quo e quindi nemiche del cambiamento federalista. Anche l’idea che il partito cominci a subire un gioco di correnti e «fazioni» avverse, è per Calderoli un «evidente tentativo di fermare una crescita vertiginosa» di consensi, dal 2001 ad oggi, «cercando di attaccare l’unitarietà del movimento attorno a Bossi, che ne rappresenta la sua forza». Il ministro si riferisce alle voci di una fronda interna, che avrebbe attribuito a lui l’operazione Brancher come una «fuga in avanti» (così aveva scritto il Foglio) rispetto allo stesso Bossi, per indebolire quell’area del partito e rafforzarne un’altra. Ricostruzioni tendenziose, secondo Calderoli, che ribadisce la compattezza del movimento al di là dei resoconti giornalistici. In particolare quelli sul giallo Brancher, con lo smarcamento di Bossi a pasticcio compiuto, e le successive parole di Calderoli intervistato dal Corriere («Bossi sapeva tutto, la sera prima del giuramento festeggiammo insieme io, lui, Tremonti e Brancher»). «Smentisco nella maniera più categorica di aver mai smentito il segretario federale Umberto Bossi o assunto posizioni diverse dalle sue» ha spiegato ieri Calderoli, respingendo categoricamente qualsiasi ipotesi di un dissapore col leader su quella nomina, anche questo ampiamente raccontato dai quotidiani e dai rumors dentro la Lega.
Niente però può incrinare l’immagine di «partito leninista» (definizione di Roberto Maroni), coeso attorno alla parola del Capo, anche se lo scenario fatto di fughe in avanti, sfuriate del Senatùr e successive precisazioni, non è un parto della fantasia dei giornali ma è stata fatta circolare da dentro il partito. Quel che conta davvero però, per la Lega, è che il federalismo proceda spedito verso la meta. Anche perché, diversamente da quanto dicono gli avversari, è una riforma che non solo «non costa, ma fa risparmiare miliardi», come ha spiegato Calderoli a Studio Aperto. Il ministro lo dimostrerà, numeri e tabelle alla mano, oggi in Consiglio dei ministri, presentando una vera e propria «mappatura delle inefficienze» delle autonomie. Si parla di una cifra compresa tra i 6 e i 10 miliardi di risparmio, secondo le stime dei tecnici del Tesoro, di cui 4 dalle regioni sul fronte della Sanità con il passaggio ai costi standard.

Uno dei risultati positivi che il governo otterrebbe in condizioni più difficili rispetto ai predecessori: «Abbiamo dimezzato il numero dei ministri rispetto al governo Prodi. Credo fosse una scelta assolutamente necessaria e condivisibile. È chiaro che stiamo facendo molto più lavoro del governo Prodi con metà della pattuglia e non è sempre una cosa semplice».

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