Roma - Il vice presidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, ha una sua spiegazione sul perché la scelta del governo per le elezioni è caduta sul 13 aprile anzichè sul 6: votando il 6 aprile, infatti, i parlamentari alla prima legislatura non rieletti non avrebbero maturato la pensione, votando invece come stabilito dal Consiglio dei Ministri il 13 aprile, ovvero una settimana dopo, acquisiranno la pensione. "E poi parlano di voler fare l’election day per ridurre i costi della politica. Ben altri saranno i costi di queste pensioni, non solo in meri termini quantitativi, ma anche per il messaggio dato al Paese, perchè questo è il tipico esempio di come fatta la legge viene subito trovato l’inganno. Quando il governo deve schierarsi dalla parte del cittadino o della 'casta' a parole - conclude Calderoli - dice di essere con il cittadino ma nei fatti sta sempre con la casta".
La spiegazione tecnica Tutto corre sul filo delle interpretazioni, spiega Calderoli. Per aver diritto alla pensione i parlamentari devono stare in carica almeno due anni, sei mesi e un giorno. Ma il requisito "ha un'interpretazione rigida soltanto per quanto riguarda il Senato, dove pure si adotta una norma interpretativa per cui quando è stata superata la metà dell'anno questo viene considerato come un anno intero. Per i senatori la dead-line sarebbe stata dunque il 15 giugno. Alla Camera, mi dicono, a causa dell'interpretazione che viene data la pensione matura invece dopo due anni e un giorno". I due anni e un giorno dell'attuale legislatura (iniziata il 28 aprile 2006) scatterebbero il 29 aprile. La prima seduta del nuovo parlamento deve essere convocata entro venti giorni dal voto, e quindi - se si votasse il 6 aprile - entro il 26 aprile. Facendo slittare di una settimana le elezioni, e ipotizzando la prima seduta il 29 aprile in avanti, il diritto alla pensione sarebbe invece raggiunto. Il Governo, guarda caso, ha stabilito che la prima riunione del prossimo parlamento sarà proprio il 29 aprile.
La smentita "La notizia non corrisponde a verita". È quanto afferma una nota congiunta dei collegi dei questori di Senato e Camera. "Si ricorda che il requisito minimo di 2 anni e 6 mesi di effettivo mandato, richiesto dalla normativa vigente, sarebbe stato conseguito dai parlamentari alla prima legislatura il 27 ottobre 2008. Pertanto tali parlamentari, se non saranno rieletti, non potranno maturare il diritto all’assegno vitalizio.
Si rammenta infine che, a partire dalla prossima legislatura, il diritto all’assegno vitalizio - conclude la nota - si conseguirà dopo 5 anni di effettivo mandato, in conseguenza della riforma approvata dagli uffici di presidenza delle due Camere il 23 luglio 2007".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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