Calo record, morti sul lavoro come 60 anni fa

LE CIFRE È l’Umbria la regione con maggiori lutti. Seguono Emilia Romagna e Friuli

Sono ingiuste, tragiche, assurde. Ma diminuiscono. Anzi, le morti bianche calano ai minimi storici dal dopoguerra e se ne contano meno rispetto alla Spagna e alla Francia. Dal 1951 ad oggi i decessi in Italia sono scesi sotto i 1.200 casi all’anno. E nel 2008 c’è stata una diminuzione del 7,2% rispetto all’anno precedente.
È l’Inail a snocciolare i dati nel suo annuale rapporto che indica il Nord industrializzato come bacino di infortuni ma che, a sorpresa, indica l’Umbria, la regione in cui si conta il più alto numero di incidenti sul lavoro, seguita dall’Emilia Romagna e dal Friuli. E le vittime sul lavoro sono sempre più stranieri, che spesso vengono ingaggiati da piccole imprese senza le necessarie regole di sicurezza.
Ma non si deve pensare che i lavoratori muoiano sempre sul posto di lavoro, come si potrebbe immaginare sfogliando le cronache relative ai casi più tragici. I decessi avvengono spesso per strada, durante il tragitto tra casa e lavoro. Gli incidenti mortali causati, in generale, dalla circolazione stradale crescono del 54% nel 2008. Se ne contano 611 di cui 276 casi in itinere e 335 occorsi sulla strada a lavoratori che operano in questo settore. Un particolare che fa sbottare Roberto Castelli, viceministro delle Infrastrutture: «È la strada la principale causa di morte per i lavoratori, è su di essa che si verifica oltre la metà delle morti bianche. L’Italia non ha la maglia nera degli incidenti, come molti vorrebbero far credere». Ma per il ministro del Welfare non è il caso di abbassare la guardia. E per contrastare gli incidenti sul lavoro propone una patente a punti per le imprese, a cominciare dal settore dell’edilizia. «Possiamo partire - ha spiegato Maurizio Sacconi - laddove ci sono maggiori forme di concorrenza sleale, lavoro nero e attività sommerse, ma che sono anche meno sicure. Una verifica su questo è opportuna. Si potrà perdere, una volta esauriti i punti, l’abilitazione al lavoro, che andrebbe riacquistata attraverso un percorso di riabilitazione».
Insomma, sul settore dell’infortunistica lavorativa vanno cercati deterrenti per ridurre i rischi al minimo. Consolano comunque i numeri con il segno meno. Nel 2008 gli incidenti mortali sono stati 1.120 (-7,2% ) rispetto 2007. Crescono quelli in agricoltura (+15,2%) ma si abbattono nell’industria (-9,3%) e nei servizi (-9,4%). In sette anni, dal 2001 al 2008 i casi mortali sono diminuiti del -28% casi mortali. Quelli avvenuti in occasione di lavoro sono calati del 32,5% e quelli in itinere del 6,8%.
I settori più rischiosi sono la lavorazione dei metalli, l’agricoltura, la lavorazione dei materiali per l’edilizia, le costruzioni, l’estrazione di minerali.
Capitolo a parte quello degli infortuni sul lavoro. Anche qui le denunce nel 2008 sono diminuite del 4% rispetto all’anno prima (874.

940) ripartire tra industria, servizio, agricoltura, Stato.
Impennata anche per le malattie professionali . Nel 2008 sono state 29.704 le denunce all’Inail (+7,4% dal 2007; +11% in due anni) e le patologie più diffuse si confermano l’ipoacusia e la sordità.

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