Cambia appartamento ma il Comune dice no

La burocrazia di Palazzo Tursi non riconosce a un genovese il diritto di trasferirsi in una casa che già gli apparteneva

Luisa Barberis

Un anno e dieci mesi d’attesa, due appartamenti di proprietà ed un cittadino genovese ancora non riesce a trasferire la propria residenza da un piano all’altro. Succede a Castelletto, dove, avendo disponibile un appartamento, un nostro lettore decide di trasferirsi con la moglie al piano superiore, lasciando la vecchia dimora ai figli. La prima richiesta al Comune di Genova il 31 gennaio 2005 per ottenere il cambio del numero civico non riceve risposta. Nel frattempo il cittadino fà trasloco e cerca di rientrare nella legalità con una seconda domanda inoltrata l’8 giugno 2006. Anche questo tentativo però riscuote scarso successo. Si arriva quindi a fine agosto quando l’utente manda una raccomandata con ricevuta di ritorno al Comune per informarsi sull’esito della sua pratica. Sfortunato è anche il tragitto della lettera che ricevuta il 28 agosto, come risulta da accertamenti postali, arriva all’ufficio competente solo l’8 settembre.
L’iter si conclude il 18 ma con una risposta negativa da parte del Comune di Genova. La richiesta del cittadino viene respinta semplicemente perchè l’interessatro non solo non si sarebbe fatto trovare in casa durante gli accertamenti condotti dai vigili urbani, ma neppure avrebbe risposto ad una richiesta scritta di chiarimenti per altro mai pervenuta. Molte le cose da capire: ad esempio con quali tempi si sarebbero effettuate le ispezioni visto che un cittadino non può certo rimanere «agli arresti domiciliari» per oltre un anno. Oppure come mai l’esito di una pratica possa dipendere da una lettera affidata al normale traffico postale con tutti i rischi ad esso connessi.
Domande lecite da parte di un genovese a cui non viene riconosciuto quello che secondo la legge non solo è un suo dovere ma anche un suo diritto: il cambio di residenza per altro in un appartamento nella stessa palazzina e di sua proprietà da anni.
La corrispondenza tra pubblica amministrazione ed utenza continua con un fax che il cittadino manda in Comune. La vicenda, che ha dell’incredibile in un capoluogo di regione come Genova, si conclude il 24 ottobre ma con un nulla di fatto.

L’ultima beffa viene inflitta al nostro concittadino dal messo comunale, il quale recapita la relazione di notifica al nuovo indirizzo, mentre lo stesso documento, in base alla legge 241 del 90, riporta parere negativo al cambio di residenza ed al relativo trasloco. Unica via d’uscita di questo complicatissimo iter buracratico sembra essere il ricorso al prefetto al quale spetta la decisione finale.

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