Cambiano le regole in tv: stop agli attacchi personali

RIFORMA Il viceministro Romani alla commissione di Vigilanza: «L’azienda di Stato dovrà essere obiettiva». Zavoli: «Servono paletti»

RomaLe sinistre in generale e Antonio Di Pietro in particolare in questi giorni stanno accusando il governo di emanare «editti» e di voler costruire una «dittatura». Solo perché l’esecutivo intende stabilire se i vari Annozero (con vista sulla D’Addario) e Parla con me (con vista sul wc di Palazzo Grazioli) rispettino gli standard del servizio pubblico radio-tv. Le sinistre in generale e Antonio Di Pietro in particolare trascurano un dettaglio: è stata la Rai del governo dell’Unione nel 2006 ad avallare un contratto di servizio che lascia campo libero ai sermoni della ditta Travaglio & Santoro.
Il contratto 2007-2009, in scadenza a fine anno e siglato ai tempi di Gentiloni e di Petruccioli (oggi entrambi nel Pd), riconosce come «compiti prioritari la libertà, la completezza e il pluralismo dell’informazione». Il precedente contratto, invece, «obbligava» la Rai a «osservare i principi di pluralismo, imparzialità, correttezza e obiettività». È evidente che tra «riconoscere una priorità» e «assolvere a un obbligo» il grado di cogenza sia molto diverso.
C’è di più. L’articolo 4 dell’attuale contratto («L’offerta televisiva») stabilisce che le trasmissioni di approfondimento prevedano «confronti su temi politici basati anche sul contraddittorio». La presentazione di punti di vista differenti nella Rai prodiana era (e tuttora) facoltativa. Il vecchio contratto, invece, prevedeva un’offerta tv (articolo 3, comma 1) «completa, imparziale, obiettiva e pluralistica». Le trasmissioni di approfondimento erano ben elencate: supplementi a cura delle testate giornalistiche, inchieste e dibattiti, ecc. Si potrebbe perfino ipotizzare che la nuova versione sia stata tagliata su misura per un’informazione «militante».
Eppure ci sono le leggi. La prima è il Testo unico della radiotelevisione che disciplina l’informazione alla «presentazione veritiera dei fatti» e che delega all’Authority Tlc l’emanazione di ulteriori regole. Responsabilità assunta dai commissari con le linee guida del 2006. La Rai «deve assicurare una gamma di programmi equilibrata e varia in grado di garantire il pluralismo», recita la delibera 481. A questo si può aggiungere anche il Codice etico della Rai che, non a caso, parla di «applicazione del metodo del pluralismo» e di «rispetto dei diritti e della dignità della persona». Eppure a guardar certi programmi verrebbe da pensare che per Silvio Berlusconi questi principi siano inapplicabili.
Tali norme, invece, sono state richiamate dalla stessa Autorità nella delibera dello scorso gennaio con la quale si diffidava la Rai dall’incorrere in episodi come gli attacchi di Grillo al presidente Napolitano in Annozero e di Travaglio a Schifani in Che tempo che fa. Perché da tale «informazione detrattiva» (la derisione delle istituzioni) i telespettatori «percepiscono semplicemente un “disvalore delle istituzioni”».
Quando il ministro Scajola ha convocato i vertici della tv stava solo esercitando le prerogative stabilite dal contratto di servizio. È quanto ha spiegato ieri il viceministro delle Comunicazioni Paolo Romani alla commissione di Vigilanza Rai. Entro fine anno arriverà quindi un nuovo contratto che blocchi gli «atteggiamenti faziosi» e gli «esasperati protagonismi» e rispetti «completezza e obiettività». Un esempio concreto: Travaglio non potrà più recitare a soggetto, ma sarà obbligato a un contraddittorio.

«La censura non esiste», ha ribadito Romani. Si tratta di mettere solo quei «paletti» riconosciuti come necessari, pur tra mille distinguo, anche dal presidente della Vigilanza Zavoli, raggiante per aver difeso la «centralità del Parlamento».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica