«Cambio» di marcia ricordando la tavola di Cavour

Dalla storia al futuro: è la nuova tendenza del cibo. Con il ristorante caro al Conte reinventato da Matteo Baronetto

La nuova Torino del cibo è ripartita da quella storica, da un locale dove sono passati gli uomini che hanno fatto (realmente) l'Italia sino al 1865 e poi tantissimi personaggi famosi. Al Ristorante del Cambio anno di nascita 1757 si conserva ancora il tavolo dove Camillo Benso conte di Cavour si sedeva con frequenza e piacere, consumando un risotto tuttora in carta, arricchito da pomodorini confit e un uovo cotto nel vapore. Davanti c'è Palazzo Carignano, sede del Parlamento subalpino e poi italiano. La rinascita del «Cambio» nella primavera 2014, costata milioni e milioni di euro per riportarlo all'antico splendore e creare nuovi spazi, ha segnato un momento fondamentale nella new wave della Mole. Il complesso lascia a bocca aperta: il ristorante gourmet da 120 posti (compreso un dehors tra i più belli d'Italia), il bar Cavour e la boutique-laboratorio Farmacia. Decori e arredi ottocenteschi che dialogano con le opere di Pistoletto, Camper e Patkin. E un gran regista come Matteo Baronetto (vedi sotto) che ha lasciato il divino Cracco e Milano per arrivare ai massimi livelli, nella Torino abbandonata da giovane cuoco: per ora ha una stella Michelin, ne vale già due. Di fatto, è il diamante di una città percorsa da mille fremiti, non solo nel centro storico. Basti dire che il mercato di Porta Palazzo che ha come fulcro Piazza della Repubblica è uno dei più grandi in Europa per l'area all'aperto, in oltre 50mila mq coabitano serenamente contadini langaroli che portano i migliori prodotti e venditori di cibi etnici. Un'Eataly scoperta, vivacissima, senza il plus ovviamente delle prelibatezze e dell'offerta ristorativa nella struttura al Lingotto, sede tra l'altro del Salone del Gusto sino al 2014. Per l'edizione di quest'anno, abbinata a Terra Madre l'evento sarà sparso nei luoghi più belli della città, dal 22 al 26 settembre. La prima Eataly farinettiana, in ogni caso, marcia a gonfie vele: dentro c'è Casa Vicina, uno dei migliori posti della città, stellato Michelin al pari di Magorabin del talentuoso Marcello Trentin, dell'elegante Vintage 1977 - nomen omen - e dell'originale Vo. Altre certezze da segnarsi in agenda: La Credenza Fiorfood (all'interno del concept store firmato Coop); l'artistico Spazio 7 della Fondazione Sandretto; Camilla's Kitchen che ha segnato il ritorno a Torino del bravo Riccardo Ferrero, i piemontessimi anche se con taglio diverso Consorzio, Rural, Circolo dei Lettori e Gatto Nero, Se siete meno formali, puntate su un localino al Mercato Metropolitano di Porta Susa o un tour a Porta San Salvario, considerata tra le mecche italiane per lo street food.

Non c'è il rischio di restare a bocca asciutta, insomma: persino in cima alla nuova Torre Intesa San Paolo ci sarà un locale con ambizioni stellate: Piano 35, affidato a Ivan Milani, con il plus di un panorama unico sulle Alpi e una Torino che sembra aver trovato la chiave giusta per un futuro all'altezza del passato. Magari di quel mitico tavolo al Cambio.

mb

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