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Cambogia: alla sbarra gli ultimi khmer rossi

E' iniziato a Phnom Penh il processo contro tre alti dirigenti del regime totalitario che sterminò due milioni di persone

Sono passati più di trent'anni. Ma gli orrori dei Khmer rossi rivivono in Cambogia. E' iniziato infatti a Phnom Penh il processo contro tre alti dirigenti del regime che insanguinò il Paese fra il 1975 e il 1979. Due milioni di persone, quasi un quarto della popolazione, trovarono la morte in una Cambogia che era ridotta ad un gigantesco lager. Oggi per quei crimini vengono processati l'ex numero due del regime Nuon Chea, l'ex capo di Stato Khieu Samphan e l'allora ministro degli esteri Ieng Sary. I tre sono comparsi in aula per la prima udienza del processo in cui devono rispondere di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità. Manca invece all'appello Ieng Thirth, la first lady del sanguinario regime. La donna che oggi ha 79 anni la scorsa settimana è stata dichiarata incapace di intendere e di volere dal tribunale anche se è tuttora sotto custodia.

"Il partito comunista - ha spiegato il procuratore nazionale - trasformò il Paese in un immenso campo di schiavi, imponendo ad un'intera popolazione un sistema che ancora oggi è difficile da comprendere".

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