Cronache

CAMICETTE ROSSE

CAMICETTE ROSSE

Confesso che ho dovuto rileggermi tre volte il comunicato di martedì firmato «La segreteria regionale del PRC-SE Liguria» in cui i capi locali di Rifondazione se la prendevano con il (o la, a seconda dei gusti) sindaco Marta Vincenzi per la sua annunciata partecipazione all’incontro di presentazione del libro Camicette nere. L’ho riletto, perchè pensavo fosse uno scherzo. Un po’ come il finto sito dell’Udc in cui Pierferdinando Casini annunciava il suo sostegno al governo Prodi o, per restare in casa comunista, il finto manifesto di Rifondazione in cui si ironizzava sulle sventure automobilistiche di Claudio Burlando. Ritenuto talmente offensivo persino da un massimalista solitamente dialetticamente moderatissimo come il segretario regionale Giacomo Conti da meritare addirittura una querela.
E invece no. Era tutto vero. Era vero il comunicato di Rifondazione anti-Vincenzi, con tanto di minaccia di trarne le conseguenze a livello politico e ricordo dell’indispensabilità dei voti bertinottiani per l’elezione della sindaco; era vero ieri il raddoppio di indignazione del capogruppo in Regione di Rifondazione Marco Nesci a cui tutto si può rimporverare, ma non certo l’incorenza o il tradimento delle sue idee comuniste; era vero, soprattutto, l’intervento dell’assessore regionale della giunta Burlando e segretario regionale del partito dei comunisti italiani Enrico Vesco che - fedele alla lezione di Oliviero Diliberto - ci ha messo un carico da undici, chiamando in causa il terrorismo nero e «il panegirico di Francesca Mambro». Che, nel libro di Annalisa Terranova è citata sì, ma con il panegirico c’entra come i cavoli a merenda.
Quando la casa editrice Mursia, che ha fatto e fa un ottimo lavoro di ricerca storiografica, per nulla di parte, e il capogruppo di Alleanza Nazionale Gianni Plinio mi hanno chiesto di moderare l’incontro su Camicette nere non ci ho pensato un minuto a dire di sì. E nemmeno Marta Vincenzi ad aderire al dibattito per raccontare la sua esperienza.
Eppure, siamo solo appassionati nel raccontare la storia, tutta la storia. Eppure, non siamo fascisti.

Ora, però, qualcuno lo dica ai comunisti.

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