La camicia di forza della democrazia

C’è riuscito un’altra volta: Silvio Berlusconi ha detto in pubblico, compiacendosene, che Prodi dice «stronzate» rubando così la scena alla politica politicante. Adesso avremo il rito delle vesti stracciate, dei «vergogna» e tutta la parata delle banalità. Ma la parte politica del discorso dell’ex premier è più dura di una parola forte ed è quella in cui Berlusconi garantisce di poter portare in piazza cinque milioni di italiani per chiedere le elezioni.
E questo ci permette di tentare un primo bilancio sullo stato dell’opposizione: un anno fa, più o meno alla vigilia della riunione annuale di Liberal a Gubbio, su queste colonne ci prendemmo una valanga di improperi per aver chiesto una manifestazione di piazza che desse l’idea della nostra forza. Berlusconi la sostenne e fu il 2 dicembre a San Giovanni. Da allora abbiamo sperimentato l’impossibilità numerica e per qualche settore dell’opposizione anche politica, di buttare giù Prodi. Abbiamo sempre detto, e lo ripetiamo, che buttare giù Prodi è un obiettivo minimale, perché l’obiettivo vero sono le urne. Sappiamo che al Botteghino di via Nazionale hanno già risposto: niente elezioni anticipate prima dei due anni e mezzo della pensione minima per i loro peones. Ora, i due anni e mezzo scadrebbero a metà ottobre del 2008, ma non si sono mai viste elezioni tra la Finanziaria e Natale. Sotto questo diktat ci sembra irragionevole sperare qualcosa prima dell’aprile del 2009, a meno che l’opposizione non sia in grado nel frattempo di imporre in maniera visibile e imprescindibile la forza popolare che la sostiene e convincere Napolitano a convocare i comizi elettorali. Berlusconi fa dunque gravare la spada di Brenno della «Grande manif» da cinque milioni: due volte e mezza quella del dicembre scorso. Intanto però la controparte scalda in panchina sia «Uolter» che Montezemolo, per simulare la novità. L’unica novità è che costoro hanno dei piani alternativi alle elezioni anticipate. Il piano più onesto sarebbe quello di scegliere il vero aspirante premier da contrapporre a Berlusconi: via l’uomo delle stronzate, dentro quello che non fa più sogni. In realtà assisteremo a un tentativo della sinistra di bypassare le urne (sapendo che perderebbero malamente) e far nascere un vero governo ma a geometria variabile, un’altra camicia di forza per la democrazia.
Che fare? Noi siamo per la linea forte, democratica ma forte: denunciare l’imbroglio dei due anni e mezzo per tenere sotto schiaffo un governo che non è soltanto quello delle stronzate, ma anche dei continui attacchi alla legalità. Speciale docet. Il presidente della Repubblica insiste per una nuova legge elettorale che va fatta alla svelta se c’è davvero la volontà politica. Altrimenti, ci dispiace per la Lega, ma è meglio il referendum subito.

Il Paese, come lo stesso Veltroni mi ha confermato, è allo sfascio: paga le stronzate di Prodi e, politicamente parlando, anche le sue mascalzonate. Quindi è ora di chiudere l’intera partita alla svelta con le armi della politica più efficaci, cominciando forse proprio da una piazza da cinque milioni.
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