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Le camicie nere come rimedio alla incontenibile ondata «rossa»

I l romanzo di Adele Grisendi Non è te che sceglierò (Rizzoli, 363 pagg., 19 euro) appartiene a un genere preciso: quello che attraverso il racconto della vita del protagonista ricostruisce qualcosa di molto più vasto. Il personaggio principale, in questo caso, è Elena. Terza figlia di Aldo Adorni, proprietario terriero della Bassa, Elena arriva dopo due fratelli che non sembrano mostrare amore per il mestiere del contadino e che preferiscono trasferirsi in città. Lei, invece, è talmente legata al vasto podere di famiglia da diventarne il centro, fra lo stupore di tutti e in particolare del nonno Evaristo. Non si tratta di una scelta passatista, e men che meno di un ripiego. Al contrario: nata nel 1975, Elena si è imposta il compito di traghettare il «casolare di Santa Vittoria» verso un’agricoltura moderna, di tipo capitalistico. Per misurare la novità di questo progetto, però, è necessario ricostruire almeno in parte il vecchio mondo contadino, quello emiliano, ed è ciò che l’autrice fa offrendo addirittura, al termine del volume, una «guida» essenziale sull’argomento.
Risalendo di due o tre generazioni, la Grisendi disegna la vita quotidiana degli avi di Elena. Sapevate, per esempio, che le foglie del mais erano usate non solo per imbottire i materassi, ma anche per impagliare le sedie? Nel romanzo sfilano veloci due guerre mondiali, con in mezzo il fascismo accolto dagli Adorni più che altro come un rimedio contro il «pericolo rosso». Si narra dei tedeschi al termine del secondo conflitto mondiale e del terrore, a stento esorcizzato con l’ironia. Anche alla vita privata, che in realtà non era tale, si dedicano pagine colme di ironia: è un mondo dove si sceglie chi sposare in base alle esigenze del podere. Divertente la scena in cui la nonna stabilisce, praticamente a tavolino, chi andrebbe bene per il nipote: «Mi hanno parlato di una certa Bianca di Gualtieri e anche di un’altra che di nome fa Vanda e abita vicino a Luzzara...».

Proprio per sottrarsi a tanta invadenza, Elena preferirà non impegnarsi con nessuno, dedicandosi solo al lavoro; finché, nelle pagine finali, dopo qualche depistaggio dell’autrice, riceveremo una sorpresa non troppo inaspettata, risolta con la leggerezza che i tempi nuovi - anche loro hanno qualche pregio - consentono.

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