Roma

In cammino tra le gallerie trasteverine

Emanuela Nobile Mino

Un percorso tra le mostre aperte per tutta l’estate a Trastevere: si può partire da via Orti d’Alibert, dove la Galleria Lorcan O’Neill presenta «Rescued pictures», la personale di Manfredi Beninati (fino al 31 agosto). La memoria, le suggestioni dell’infanzia e dell’adolescenza, la tensione emotiva ed intellettuale che rafforza o minaccia i legami di famiglia: questi alcuni temi della ricerca dell’artista palermitano, nelle cui opere si incontrano spesso elementi vegetali, squarci di interni lussuosi, animali fiabeschi, figure assorte. Le sculture, poi, in resina e materiale acrilico, riportano alle forme di Medardo Rosso, all’idea di materia cangiante e imprevedibile, che ben si lega alla narrazione di visioni vagamente oniriche.
Nonostante la giovane età, Manfredi Beninati ha partecipato a collettive come «Expander» alla Royal Academy di Londra (2004), e ha esposto alla James Cohan Gallery di New York. Partecipa alla Biennale di Venezia con una grande installazione.
Il percorso prosegue a via delle Mantellate 14, allo Studio Stefania Miscetti, dove fino al 5 novembre è in corso la mostra «Le ceneri di Gramsci» di Alfredo Jaar, artista cileno di fama internazionale le cui opere sono state presentate alle più importanti manifestazioni. Concepita appositamente per lo spazio espositivo la mostra, il cui titolo è un omaggio alla poesia di Pasolini, è stata progettata come l’atto finale di una trilogia. Il lavoro fotografico (la foto dell’esplosione di una stella, che si riflette in un gioco di specchi in movimento) e l’installazione si legano fortemente a Roma per vari motivi, tra cui l’impatto che sull’artista ha avuto la visita al Cimitero Acattolico, dove è seppellito Gramsci. Proseguendo per via San Francesco di Sales, si incontra «Volume» e il progetto a cura di Angelo Capasso «Interni Moderni» degli artisti Thorsten Kirchhoff, H.H. Lim e Luca Pancrazzi. L’ambientazione è spiazzante, «un nuovo paesaggio intimo, tra presenze sonore e visive, oggetti di arredo e oggetti decorativi, natura, presenza umana e colore».
Infine, proseguendo verso l’orto botanico, alla fine di via san Francesco di Sales, alla Galleria Extraspazio la mostra «Quasi niente» che riunisce otto artisti (Shirine Aliabadi, Kaoru Arima, Joe Duggan, Samuel Fosso, Laurent Grasso, Toma Muteba Luntumbue, Farhad Moshiri, Aurora Reinhard), ognuno attraverso il proprio medium artistico: video, video-collage, acquerello, fotografia, scultura.

Tutti, però, sono accomunati dalla facoltà di prendere spunto e riflettere su fenomeni, oggetti e visioni di per sé fragili, vuoti, assurdi come le soap-opera televisive, i fili per la corrente, i manichini abbandonati: «l’estetica in gioco è quella della fragilità, della modestia e della vulnerabilità, spinta a volte verso l’assurdo».

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