Quando è arrivata all'aereoporto di New York cosa ha pensato?
«Ma sono davvero io? Sto vedendo davvero tutto questo? È stato come abbracciare improvvisamente un sogno, riuscirlo a sfiorare e capire che tutto quello che mi stava capitando era vero!»
Quando è passata per la prima volta per le vie di Manhattan si è sentita «una grande»?
«Sensazioni contrastanti mi hanno pervasa, l'ufficio della Msc si trova sulla 5th Avenue, vicino all'Empire State Building, luoghi che spesso si vedono nei film, da una parte mi sentivo forte per essere arrivata da sola fino a lì, mai avrei immaginato che nella mia vita avrei camminato in tailleur per le strade di Manhattan! Allo stesso tempo mi sentivo piccola piccola, inghiottita da quella pioggia di colori, suoni, spazi aperti e grattacieli mozzafiato, mi sembrava di vivere nel corpo di un'altra persona, quasi come se riuscissi a vedere me stessa dall'esterno. Oggi potrei dire che i primi giorni erano irreali, frenetici, nuovi, pieni di stimoli, iperattivi, emozionanti, unici, magici. Per me gli Usa sono il simbolo delle grandi opportunità e delle grandi chances, un luogo dove ricominciare, trovare nuove possibilità, nuovi stimoli. È un paese anglofono dove posso approfondire la conoscenza della lingua; ho studiato lingue e 4 anni fa, ho partecipato al Programma Erasmus presso l'Università di Jena, ho girato molto per l'Europa, ho pensato fosse il momento di spingermi verso altre realtà».
Dopo 8 mesi come valuta la sua scelta?
«A lavorare all'estero ci si sente spesso soli a lottare contro le difficoltà che la vita quotidianamente pone; nessuna istituzione risolve i tuoi problemi, le responsabiltà aumentano, bisogna far quadrare i conti alla fine del mese, è sicuramente un'esperienza che tempra e rende più forti, qui si capisce se si è in grado di affrontare le difficoltà da soli. Qui si impara ad affrontare qualsiasi problema, esperienza utile nell'eventualità di rimanere da sola, in futuro, in altre circostanze. Questo era ciò che volevo. Penso di aver fatto la scelta più giusta che avrei mai potuto fare nella mia vita, al momento giusto! A Genova si richiedono sempre più spesso età giovanissima, laurea ed esperienza, ma l'esperienza è impossibile da ottenere se nessuno dà l'opportunità di crearsela! Quasi ci respingono e noi genovesi siamo costretti a cercare fortuna altrove. Devo però dire che Genova è la mia vita, le mie radici, la mia origine, là dove tutto è partito e là dove vorrei tornare».
Vivendo nella patria del liberalismo, in futuro creerà una attività in proprio?
«Noi guardiamo gli Usa come il Paese dove tutto è facile, ma in realtà è complicato mettere in piedi un proprio business, soprattutto se si è stranieri, le maglie burocratiche sono forti e rigide, così come qualsiasi forza di controllo.
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