La campagnola Gretchen cerca l’Oscar più scabroso

Silvia Kramar

da New York

Verso la fine degli anni Novanta la prestigiosa rivista Vanity Fair l’aveva sbattuta in prima pagina, vestita da starlette. Al grido di «La nuova rivelazione di Hollywood» il periodico aveva scommesso che produttori e studios avrebbero presto trasformato la giovane Gretchen Mol nella superstar di fine secolo. Giurando che la ragazzina cresciuta in una casa di artisti hippie nel paesino bucolico di Deep River, nel Connecticut, posando già fin da bambina per i ritratti della madre, pittrice naif, e per i video del fratello, che non smetteva mai di filmare, era destinata a sfruttare bellezza e talento per diventare la nuova Meryl Streep o la nuova Sharon Stone.
Eppure gli anni passavano e Gretchen passava da un set all’altro senza mai diventare quella che avevano predetto gli astrologhi di Vanity Fair: la nuova primadonna dello spettacolo americano. C’erano stati alcuni film promettenti: Donnie Brasco, accanto a Johnny Depp e Al Pacino, L’ultima volta che mi sono suicidato, con Keanu Reeves, e uno dei flop di un Woody Allen ormai quasi snobbato dalle platee Usa: Accordi e disaccordi, la storia del leggendario chitarrista del jazz Emmet Ray, nel quale interpretava la fidanzata di Sean Penn.
Ma c’è voluto un ruolo quasi scandaloso per riportare la Mol sulla strada della grande fama: The notorious Bettie Page l’ha trasformata nella pin up più famosa degli anni Cinquanta, la modella che avrebbe poi ispirato disegnatori di fumetti, film hard e alcuni dei costumi più osé di popstar come Madonna e Britney Spears. Bettie Page era stata la prima pin up girl a indossare giarrettiere, scarpe con i tacchi a spillo e a giocare seminuda per la gioia dei fotografi e del pubblico più ansioso di trasgressioni. Oggi quel mondo è di tutti grazie a su Internet ma allora, quasi sessant’anni fa, Bettie Page era in America la regina dello spettacolo più disinvolto.
Per entrare nel ruolo, Gretchen Mol, trentaquattro anni, si è tinta i capelli biondi di un castano scuro e si è fatta la permanente. «Stavo recitando a Broadway, nel musical Chicago e ballavo tutto il giorno» ha raccontato. «Ero muscolosissima ma anche troppo magra e quando mi hanno scritturato, per rifarmi le curve di Bettie, mi sono messa a bere frappé di vaniglia».
La vera Bettie Page oggi ha quasi novant’anni e lo stesso sorriso malizioso che sfoderava sulle fotografie che l’hanno resa famosa; ma non ha voluto collaborare al progetto. «Così - dice la Gretchen - mi sono messa a studiare le sue foto, le sue interviste di allora e ho scoperto che Bettie si divertiva veramente a posare. Davanti ai fotografi ballava e cantava con delle mossette tutte sue e ho dovuto imparare ad imitarla. Bettie era una ragazza semplice e innocente. Intendiamoci, sapeva benissimo cosa faceva, sapeva di essere il sex symbol di un intero paese. Ma non ha mai giudicato i desideri privati di chi comperava le sue foto».
Diretto da Mary Harron, il film sta attirando il pubblico nelle sale americane e ha invogliato anche i critici a parlare della Mol come di una possibile candidata all’Oscar. E viene facile pensare, davanti alla gioia quasi infantile di quella pin-up girl rivisitata da questa pellicola, che forse anche Bettie Page avrebbe potuto avere una carriera simile a quella di Marilyn Monroe, partita anche lei dalle foto spinte, se il destino l’avesse messa nelle mani di produttori più onesti. «Bettie era forse ancora più bella di Marilyn e sapeva recitare» - la difende la Mol - ma nessuno le aveva mai offerto film seri».
Gretchen Mol, che vive a New York con il regista Tod Williams, sposato due anni fa, quest'anno farà veramente parlare di sé grazie a un film ancora in produzione e intitolato Puccini for Beginners che promette di essere la versione lesbica di I segreti di Brokeback Mountain.

Diretto da Maria Maggenti, una giovane regista laureata dalla scuola del cinema della New York University e vissuta a Roma e Parigi, il film narra la storia di una ragazza single che scopre la propria omosessualità e non sa deve decidere tra un’amante del suo stesso sesso e un’avventura con un uomo. «Un film bellissimo e profondo», l’ha definito la Mol. «Che farà meditare».

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