Campane a festa: Milano saluta il cardinale Scola

In alto i calici. A mezzogiorno le campane del Duomo suonano a distesa per festeggiare l’elezione di Angelo Scola ad arcivescovo di Milano. Figlio di Carlo, camionista, e di Regina Colombo, casalinga, Angelo Scola da Malgrate, paesino alle porte di Lecco, è di quelli che un tempo si definivano umili natali. «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» lo accoglie il cardinale Dionigi Tettamanzi «con serenità di cuore e con spirito di fede». Aggiunge: «I tempi di cambiamento chiedono a tutti una forte docilità, un senso di pieno abbandono nelle mani del Signore: lo avverto in prima persona».
Piovono le reazioni del mondo milanese, tutte positive verso Angelo Scola e ricche di ringraziamenti all’arcivescovo Tettamanzi. Il primo a congratularsi è il sindaco, Giuliano Pisapia: «Il più sincero sentimento di benvenuto, convinto che saprà proseguire nella missione pastorale che ha contraddistinto la chiesa ambrosiana negli ultimi decenni». Entusiasmo nelle parole dell’ex sindaco, Letizia Moratti, che cita in particolare l’attività di Oasis, luogo di confronto tra culture e confessioni religiose che il Cardinale Scola ha fondato a Venezia: «Rivolta in particolare al dialogo con l’Oriente e l’Islam, costituisce una preziosa indicazione per la diocesi milanese e per la nostra città che vuole rafforzare la propria autentica vocazione di apertura, di dialogo e di accoglienza verso il mondo».
Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera di area ciellina, esulta: «Un ritorno a casa per lui che è nato e cresciuto nel solco della tradizione ambrosiana. Sono certo che, come i suoi predecessori, saprà essere testimone vivo di quel protagonismo umano che nasce dalla fede ed è valorizzato da una vera applicazione del principio di sussidiarietà». Tocca al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini: «Una personalità di alto profilo spirituale, morale e culturale che svolgerà la sua missione con lungimiranza e dedizione, nel segno della grande tradizione della Chiesa ambrosiana». Il sottosegretario Roberto Castelli saluta il concittadino: «Grande lecchese e grande alunno dello storico liceo classico Alessandro Manzoni».
Il presidente della Provincia, Guido Podestà: «Saprà confermare l’alta tradizione dei porporati chiamati sul soglio di Ambrogio». E il coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani: «Grande intellettuale, appassionato testimone di una Chiesa capace di porsi in modo dialettico sulla scena pubblica, protagonista dell’incontro tra la società post-moderna e il multiculturalismo».
La Lega, protagonista di accesi scontri con Tettamanzi, non rinuncia alla polemica. Matteo Salvini: «Speriamo che riesca ad unire la nostra città e non a dividerla come ha fatto il suo predecessore (per il quale c’erano milanesi figli di un dio minore) nel nome della difesa dei valori cristiani, del dialogo, della ricerca e della contaminazione che hanno fatto grande Milano nei secoli e ne hanno esaltato l’identità. Aria nuova in Curia». Soddisfatto Manfredi Palmeri, rappresentante del Terzo Polo: «Nessuno utilizzi schemi di analisi preconcetti, lontani da concreti contributi al bene comune già dimostrati». Accoglienza positiva dagli esponenti del Pd. Parla il segretario regionale, Maurizio Martina: «Grazie alla sua ricca cultura e alla sua sensibilità sarà interlocutore prezioso per tutti».

E Filippo Penati: «La sua sensibilità e la sua grande capacità di dialogo saranno una risorsa preziosa». Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, dà il benvenuto del mondo economico: «Siamo certi che la nostra città, con le sue imprese, saprà accoglierlo e ascoltarlo con affetto».

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