Napoli - Non ha i contorni di una sceneggiata napoletana alla Mario Merola, ma l’operazione «liste pulite» sotto il Vesuvio richiederà di sicuro una lunga marcia. Ci vorranno anni, come nella ritirata strategica dell’esercito comunista cinese guidato da Mao. Intanto lo spettacolo offerto in Campania non è dei più entusiasmanti. Il Pdl ha già bruciato un candidato governatore, Nicola Cosentino, sottosegretario e coordinatore regionale del Pdl indagato in un’inchiesta di camorra, protagonista di un balletto di dimissioni date e ritirate al ritmo del triccheballacche. Il Pd ha voluto addirittura strafare candidando Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno imputato per la delocalizzazione delle ex Manifatture cotoniere meridionali (Mcm) e per il caso Ideal Standard-Sea Park. Cosentino, che è indagato, è saltato. De Luca, che è sotto processo con le accuse di concussione truffa e abuso d’ufficio, è rimasto.
La triste faccenda non si limita a loro due, i vertici. I nomi discussi sono parecchi, da una parte e dall’altra: almeno questo frangente degli indagati in lista è rigorosamente bipartisan. C’è da stupirsi per la ricandidatura di Roberto Conte, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica, ex consigliere del Partito democratico ora passato sotto le insegne di Alleanza di popolo, lista estranea al Pdl ma collegata all’aspirante governatore di centrodestra, Stefano Caldoro.
Tuttavia nel Pdl le eccezioni al codice etico interno non mancano. L’anomalia più clamorosa è l’ingresso in lista del consigliere regionale uscente Pietro Diodato, sponsorizzatissimo dai finiani di Italo Bocchino oltre che dal ministro Mara Carfagna. Diodato è primo cugino di uno dei capi della rivolta contro l’inceneritore di Acerra, alcuni suoi familiari sono alti dirigenti della Romeo Service ed è coinvolto in un’inchiesta sui rimborsi spese in Regione. In questa indagine è finito anche Luciano Passariello, presidente del Comitato regionale anticamorra.
Sul nome di Diodato si è ingaggiato un durissimo braccio di ferro tra quelli di Cosentino e quelli di Bocchino; pare che lo stesso Gianfranco Fini abbia fatto sentire il suo peso notevole e a quanto pare decisivo, visto che al momento di chiudere le liste la componente ex-An ha avuto la meglio. E se Bocchino ha imposto Diodato e Passariello, Cosentino ha ripescato Alberico Gambino, sindaco (sospeso) di Pagani colpito da una condanna per peculato, e l’ex sindaco di Battipaglia Fernando Zara, sotto inchiesta per corruzione.
Nemmeno in casa Pd hanno voluto farsi mancare niente. Giuseppe Russo, consigliere uscente, è stato ricandidato nonostante sia finito nell’inchiesta sui rimborsi spese chilometrici con l’accusa di falso e truffa aggravata ai danni dello Stato (per lui il pubblico ministero aveva chiesto l’obbligo di dimora). E nelle liste del centrosinistra compare pure un altro nome di primo piano, quello dell’assessore bassoliniano Corrado Gabriele (con deleghe a istruzione, formazione, lavoro), ex portabandiera di Rifondazione comunista. Gabriele è sotto processo con l’accusa di molestie sessuali alle figlie (minorenni) della seconda moglie. A Caserta nella lista del Pd figura anche Enrico Fabozzi, sindaco di Villa Literno, bassoliniano doc, presidente del consorzio che doveva gestire i rifiuti. Il consiglio comunale da lui guidato è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche il 24 aprile dell’anno scorso, ma poi reintegrato dal Tar.
E siccome non c’è due senza tre, per completare l’arco costituzionale anche la lista centrista ha la sua brava candidatura chiacchierata. È quella di Sandra Lonardo Mastella, moglie dell’ex ministro prodiano (ora europarlamentare Pdl). È capolista dell’Udeur a Napoli e Benevento, nonostante l’imputazione nel processo sul «sistema Udeur» e l’obbligo di dimora per l’inchiesta Arpac, nel cui ambito è pendente nei confronti della signora Mastella una richiesta di rinvio a giudizio. L’Udeur schiera anche il consigliere comunale e regionale Pietro Mastranzo, indagato dalla procura partenopea nel procedimento sul piano regolatore del capoluogo.
Riassumendo. Dicono che il Pdl è il «partito che non c’è», e invece sotto il Vesuvio si combatte a colpi di veti incrociati tra fazioni contrapposte.
Anche il Pd candida personaggi che hanno conti aperti con la giustizia, e in aggiunta ricevono l’appoggio del campione della moralità politica, cioè Di Pietro, fustigatore di una parte politica sola, quella avversa. Hanno fatto piazza pulita per le strade di Napoli, sarebbe il caso di ripetere l’esperienza anche per le liste.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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