La si potrebbe ribattezzare la legge «spazza rom». L’emendamento promosso dall’assessore lombardo al Territorio Davide Boni, approvato dal Consiglio regionale, non lascia via d’uscita agli accampamenti nomadi e punta a farli sparire nel giro di un anno.
Due righe di legge in croce ma decisive per il futuro delle aree occupate da baracche e roulotte. In sostanza, la legge prevede che un Comune non possa realizzare un campo nomadi o mantenerlo se i Comuni limitrofi non danno il loro consenso. Il che vuol dire che i Comuni lombardi potrebbero cominciare a passarsi l’un l’altro la patata bollente e, a furia di veti e rimbalzi di palla, a non prevedere nemmeno più un metro quadrato di terreno per i rom. Eccezion fatta per le aree di sosta attrezzate.
«I campi nomadi - puntualizza Boni - non servono a nessuno. Nè a noi, nè a loro. Creano problemi sanitari e di connivenza tra legalità e illegalità. Chi vuole vivere qui lo deve fare integrandosi nel sistema, prendendo la residenza e rispettando la legge, come fanno i cittadini italiani».
Nei fatti, per decidere sul campo rom di Baranzate, devono essere consultati i Comuni di Milano, Bollate e Novate. «La via migliore - sostiene il sindaco di Bollate, Carlo Stelluti - è quella del confronto tra i Comuni attorno ad un unico tavolo. Sono d’accordo con la politica del dialogo ma non con quella del veto. Il veto porta solo allo scontro e a nulla di più».
I sindaci dell’hinterland propongono quindi una pianificazione condivisa. Non solo sul tema dei rom, ma anche su inceneritori, carceri e depuratori. «La mia parte l’ho fatta - precisa il leghista Boni - Ora la parola passa alle amministrazioni comunali». Con la nuova legge, cambia anche il ruolo dei cittadini. Se il Comune a fianco mantiene o realizza un campo senza dar retta al parere contrario dei «vicini di casa», allora si può fare ricorso al Tar per chiedere il rispetto del provvedimento regionale.
«Finalmente - conclude Boni - nessuno potrà imporre dall’alto lo stanziamento di un campo nomadi. Alla fine i lombardi sapranno chi ringraziare quando scompariranno le migliaia di favelas che ancora oggi minano il nostro territorio».
Nuove regola anche per i luoghi di culto. Con la legge Boni, i luoghi di preghiera verranno costruiti solo su aree classificate ad hoc dagli strumenti urbanistici vigenti e non più in capannoni abbandonati trasformati in moschee.
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