Urgono segnali di discontinuità rispetto al passato. Le centinaia di migliaia di romani che al ballottaggio hanno deciso di votare Alemanno ribaltando ogni previsione della vigilia e decretando la fine del potere quasi trentennale esercitato dalla sinistra sulla nostra città, sono ancora in attesa dellauspicato cambiamento. È vero, la giunta di centrodestra si è insediata da poco, ancora devono essere votate le presidenze delle commissioni del Consiglio comunale, ma il sindaco è già un po che governa. Finora, salvo i due giorni di ricovero in clinica per un paio di interventi, Alemanno non ha avuto un attimo di riposo: se lè dovuta vedere con la «storiaccia» del Pigneto e altre amenità del genere che la sinistra ha «pompato» ad arte per dimostrare che Roma è diventata una città intollerante e razzista. Ma - appunto questo è il problema - se si esclude la settimana di sospensione del funzionamento dei parcometri e la nomina di Gian Luigi Rondi alla presidenza della Festa del cinema (in realtà divenuta indispensabile a seguito delle dimissioni di Goffredo Bettini) tutto il resto dellattività e delle decisioni del Campidoglio è contrassegnato da una sorta di passiva continuità con la passata giunta Veltroni. Nel citare qualche esempio, cè solo limbarazzo della scelta: nelle aziende municipali o controllate non solo non è ancora cambiato nulla, ma i dirigenti nominati da Veltroni continuano a prendere decisioni importanti come se, nel frattempo, lazionista di maggioranza fosse sempre lo stesso e in Campidoglio ci fosse ancora il centrosinistra. Nel campo della cultura e dello spettacolo, poi, tutto continua a filare come ai tempi di Borgna e Di Francia. Perfino attori che avevano contratti in scadenza e che non erano stati teneri con Alemanno durante la campagna elettorale, come Gigi Proietti (che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie e del suo impegno), sono stati riconfermati, con loro grande sorpresa. Il neo-assessore alla cultura Umberto Croppi è persona dotata di grande intelligenza politica e di vedute aperte; quindi, probabilmente, vorrà «stupire», come faceva Beppe Niccolai, il suo antico punto di riferimento nel Msi. O, più semplicemente, cerca di evitare di inimicarsi a priori lintellighenzia avversaria, magari scrivendo un panegirico sui 50 anni di giornalismo di Gianni Minà. Ma dagli elettori esasperati dalle buche, dai campi nomadi o dal traffico non si possono pretendere ragionamenti troppo complessi o «trasgressivi». I romani vorrebbero una svolta di legalità sui campi nomadi e invece devono sorbirsi le richieste avanzate in Campidoglio dai rappresentanti delle varie etnie rom che, in cambio, si impegnano a «eliminare la mendicità entro lestate».
Oppure la solita «litania» del disagio sociale dei nomadi per censire i quali si sta per spendere inutilmente un altro milione di euro. Di chi abita vicino ai campi e subisce soprusi da anni, invece, non si ricorda mai nessuno...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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