Lavorare stanca, in Campidoglio più che altrove. A dirlo è lo stesso assessorato al Personale e al decentramento nellannuale «Rapporto sulla rilevazione delle ore lavorate e dei giorni di assenza». In base alla relazione, nel 2006 ogni impiegato comunale ha passato più di un mese a casa. La media annua delle assenze è stata infatti di 32,1 giorni per ogni dipendente: circa tre giornate di permesso, congedo o malattia al mese, da sommare alle ferie e alle aspettative regolarmente spettanti a ciascun lavoratore. Una media davvero alta, probabilmente difficile da tenere se il datore di lavoro fosse una struttura privata e non il Comune. Tanto da indurre lo stesso assessore al Personale e al decentramento, Lucio DUbaldo, a commentare che le assenze registrate dal rapporto, per quanto «tutte giustificate», cioè accumulate legalmente, sono «ancora elevate» e che «occorre riportarle entro limiti fisiologici». Sebbene vi sia stata una leggera diminuzione dei giorni di assenza rispetto allanno precedente (nel 2005 la media era stata di 32,5), inoltre, il tasso di assenteismo, come si legge nella relazione, «è rimasto sostanzialmente stabile» e risulta pari al 12,8 per cento. Anche quando si parla dei più «virtuosi» il dato è significativo: i dipendenti comunali meno assenteisti, quelli degli uffici extradipartimentali e delle biblioteche, marcano visita rispettivamente per 24,8 e 26,1 giorni lanno. Almeno un paio di giornate di malattia al mese, insomma, sembra che spettino proprio a tutti. La maglia nera va ai funzionari dellassessorato di promozione della Famiglia e dellInfanzia, con 39,7 giorni di assenza lanno, e dellufficio per le politiche del Turismo (39,2). Seguono, a ruota, la Polizia municipale (38,6) e lAvvocatura (38,5). Cifre che hanno portato DUbaldo a ribadire la necessità di «unattività di sorveglianza più che mai penetrante» per ridurre lo «zoccolo duro» dei 32 giorni annui.
A mancare di più dal posto di lavoro, poi, sono le donne. Anche questanno il dato è differenziato tra i due sessi: le donne si assentano in media 36 giorni allanno, mentre gli uomini si fermano a 25. La disparità cresce negli Uffici centrali, dove la media delle assenze femminili è più alta di circa 14 giorni rispetto al dato maschile. Come si legge nel rapporto, la forte correlazione tra il sesso femminile e la propensione a richiedere un maggior numero di permessi è probabilmente dovuta «al permanere di una sorta di doppio carico sulle spalle delle donne, che mantengono oltre allimpegno lavorativo la responsabilità di crescere i figli e della cura della famiglia».
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