A Campiglio l’ottava meraviglia di Rocca

Seconda vittoria consecutiva in coppa per il valtellinese, la prima in Italia: «Infranto il tabù, spero di vincere anche l’altro slalom italiano». È quello olimpico del 25 febbraio al Sestriere

Maria Rosa Quario

Uno-due, gli avversari al tappeto, anzi sulla neve, anzi in piedi ad applaudire Giorgio Rocca. Dopo Beaver Creek, la 3Tre di Madonna di Campiglio, una grande classica che mancava alla sua collezione che conta ormai 8 vittorie, finalmente ne è arrivata una anche italiana, Giorgio ci teneva da morire, eccola. «Ho fatto una prima manche accorta, nella seconda poi ho trovato le condizioni ottimali per dare il massimo, ho raggiunto l’obiettivo di centrare la prima vittoria in Italia, adesso speriamo di prendermi anche la seconda». Strizza l’occhiolino Giorgio, pensa già al Sestriere, dove sabato 25 febbraio si correrà lo slalom olimpico, sotto le luci artificiali che tanto lo esaltano. Sarà quello il secondo e ultimo slalom italiano dell’inverno. Ancora lontano, meglio godersi allora la notte di Campiglio, il bel sorriso e le parole pacate di questo ragazzo-uomo che ha scoperto tardi di essere un campione, che ha sofferto e ingoiato amaro e non ha mai mollato e si è costruito attorno un mondo ideale nel quale far sbocciare le sue grandi doti fisiche, tecniche, umane.
La seconda manche che ha regalato a Rocca la seconda vittoria su due slalom della stagione resterà negli annali. Andrà mostrata ai bambini, ai corsi allenatori, dovrà essere presa a esempio per insegnare la tecnica dello slalom. Giorgio ha fatto linee impensabili per gli altri, i suoi sci hanno inciso la neve con una precisione millimetrica. È passato esattamente dove voleva passare, ha tenuto dove era meglio non rischiare e mollato dove poteva. Facile, si dirà, con il fisico potente e possente che si ritrova. Ma quel fisico Giorgio l’ha sempre avuto, un tempo però non riusciva a gestirlo, a controllarlo. Sbagliava spesso, dosava male la sua forza. Ora no. Ora Giorgio è maturato fisicamente, tecnicamente, mentalmente, e la fusione di tutte le componenti gestita al meglio da uno staff straordinario pilotato da uno stratega come Roberto Manzoni, il preparatore atletico, comincia a dare frutti.
Nelle ultime porte, nel classico rettilineo un po’ sghembo della seconda manche di Campiglio, Giorgio ha fatto capire di averne ancora da morire, ha messo la ciliegina su una discesa fantastica che gli è valsa il recupero dal terzo posto della prima manche. Thomas Grandi, poi Palander, infine Raich non hanno potuto far altro che difendersi. Giorgio partendo per 27º ha fatto il miglior tempo di manche e ha inflitto distacchi pesanti. 25/100 all’austriaco, secondo, 89 al finlandese, 1”03 al canadese, che era a pari merito con lui a metà gara.
Nella prima manche il trabocchetto era a poche porte dal via, sul primo cambio di pendenza. Benny Raich, con il numero 1, ha rischiato di uscire ma si è salvato con un guizzo, Ivica Kostelic è stato meno lesto e ha perso decimi preziosi, Alois Vogl, partito per quarto davanti a Rocca, è finito fuori, lungo disteso, come Pranger e Tissot poco dopo.

«Ho visto Vogl e sono partito tranquillo, poi sono sceso in totale sicurezza, anche troppa, nella seconda dovrò rischiare di più, per approfittare del fatto che davanti ho atleti che patiscono la pista rovinata» raccontava Giorgio dopo la prima manche chiusa a 27/100 da Raich e a 1/100 da Palander. Detto e fatto.

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