Il campionato in cui Mesto diventò felicissimo

Il campionato in cui Mesto  diventò felicissimo

(...) di Castellazzi. Cioè la storia di uno dei giocatori più beccati dai tifosi e meno amati dalla Gradinata di riferimento che, all’improvviso, diventa uno dei più amati. Soprattutto, diventa il migliore.
Certo, nella notte magica di giovedì - magica per il calcio, in una partita giocata benissimo da entrambe le squadre - c’è stato un Marco Rossi commovente, uno che c’era anche in serie C e che sembra tornato il ragazzino dei tempi della Salernitana. Certo, c’è stato un Modesto che, forse per la prima volta da quando è arrivato in rossoblù, è uscito dall’identificazione fra il suo cognome e la sua prestazione: ottimo e abbondante. Certo, c’è stato un Sokratis profetico, autore di un recupero in difesa come raramente o forse mai se ne vedono su un campo di calcio. Certo, c’è stato un Crespo che ogni volta che tocca palla dimostra di non essere una figurina del passato. Certo, c’è stato uno Sculli sempre più Sculli. Certo, c’è stato un Gasperini più che buono in panchina e ottimo nello sfogo del dopopartita, contro il provincialismo che troppo spesso rovina Genova. Non solo nel calcio.
Certo, tutto. Ma Giandomenico Mesto è un’altra cosa. Non è solo uno straordinario giocatore. È una gioia per gli occhi. È goleador di gol mai banali, con Napoli e Juventus. È airone capace di volare altissimo, nonostante sia alto solo un metro e ottanta. È uomo di fascia, capace di duettare con Rossi sul suo lato del campo con più dolcezza degli innamoratini di Peynet. È fenomeno capace di convincere qualcuno a modificare il suo profilo sull’enciclopedia telematica Wikipedia già ieri mattina, a poche ore dalla Juve.

È bronzo olimpico e cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana. E tutto fa pensare che sarà anche azzurro, tornando in Nazionale dove ha già collezionato tre presenze.
Sarà pure Mesto, ma parlarne mette gioia.

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