Un giapponese fotografa la tavolata dello scudetto in Piazza del Campo prima di tirare fuori dalla tasca una poesia per Simone Pianigiani che da lontano ispira l'artista di montagna prima ancora di sapere che potrebbe anche passare l'estate con quelli di Houston, tanto per vedere come funziona la Nba da dentro: «Calura ardente, nel suo sguardo tremola ancora un viso sorridente».
Sguardo febbrile di chi non avrebbe voglia di farsi togliere le tonsille, ma di chi ha sofferto tanto perché la febbre gli è arrivata addosso proprio quando la sua Mens Sana, sì proprio sua e di Luca Banchi tecnicamente parlando, era pronta alla sfida scudetto che poi ha vinto per quattro a uno contro Roma, trentanove come gli anni che compiva all'inizio della corsa, una vita dopo aver dedicato tutto, ma proprio tutto, alla società che ha portato al titolo per la seconda volta consecutiva.
Quello sguardo ci aveva già colpito molto tempo fa, quando allenava le giovanili e vinceva titoli. Eravamo in Veneto e sembrava che quel fervore avrebbe dato fastidio a chi preferiva nomi altisonanti. Lui aveva pazienza ma, soprattutto, sapeva una cosa che poteva aver imparato soltanto nel golfo mistico della società dove il direttore d'orchestra era Ferdinando Minucci: costruire qualcosa senza avere fretta, mettere insieme prima una grande società e poi tutto sarebbe venuto fuori naturalmente quando l'apprendistato con allenatori che venivano da altri mondi, con Ataman o il Recalcati che aveva portato il primo scudetto, poteva considerarsi concluso.
Terra di sfide quella delle crete senesi, una città speciale in tutto dove il secondo, per legge paliesca, non è mai stato onorato, non è mai stato capito. Delicati meccanismi, ma se dietro hai mura solide, se puoi lavorare sapendo che ti difenderanno anche davanti a piccole epidemie tipo la coppa Italia, a giornate speciali come la semifinale di Eurolega a Madrid, allora crescerai e diventerai allenatore da record.
Sarà ancora questo il punto di partenza per il futuro anche adesso che le grandi d'Europa si sono messe in caccia dei giocatori di Siena, un'ora dopo il trionfo quando anche a Pianigiani devono essere arrivate offerte perché il cuculo che è in molti dirigenti sportivi, andare a prendere le uova negli altri nidi, prevale sul resto. Minucci lo ha detto subito prima di abbracciare i suoi giocatori nel momento dell'apoteosi, dei coriandoli tricolore, del successo di chi ha vinto 41 delle 45 partite del campionato nella stagione: «Adesso il difficile sarà tenerli tutti». Il capitano-priore sapeva già cosa avrebbe fatto oggi, cosa farà domani per arrivare davvero in cima all'Europa trovando nel Montepaschi l'appoggio che serve economicamente.
Sì, è vero, Panathinaikos, Barcellona, Taugres, Dinamo, insomma spagnole, greche, russe, sono in caccia e vogliono il genio della lampada McIntyre, sono interessate a conoscere il futuro del principe Sato, qualcuno andrà a stuzzicare Lavrinovic anche se Siena è già pronta a firmare con il suo gemello perché sarà davvero una coppia speciale ed eccezionale quella dei due lituani che non riesci a distinguere; altri, anche in Italia, proveranno a disturbare un manovratore che, come si è visto, anticipa ogni mossa: tutti volevano Diener e lo ha preso lui, tutti avevano bisogno di un Romero e lo ha preso lui.
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