Eppure, cè anche una campagna elettorale che dimostra che la «bella politica» può essere altro rispetto al titolo di un libro di Walter Veltroni. E, se permettete, è la campagna che ci riguarda da vicino, quella dove il Giornale è - suo malgrado - protagonista grazie a una serie di candidati (e di politici non candidati) che sfoderano le nostre pagine come una garanzia. Quasi un «bollino blu» della buona informazione che, nella stragrande maggioranza dei casi, si trasforma in «bollino blu» delle buone candidature.
Il bello - ancor più bello, intendo - è che questo avviene al di là degli schieramenti e delle appartenenze: la maggior parte di coloro che citeremo corre nelle liste del Popolo delle libertà, ma abbiamo amici e sostenitori anche nella parte migliore dellUdc e nella Destra di Daniela Santanchè, nellItalia dei Valori di Marylin Fusco e nel Partito democratico, persino nella Sinistra Arcobaleno. Alcuni anche lontanissimi dalle nostre idee, ma non dal nostro modo di fare informazione, che è quello di dare voce a tutti, di essere liberi e liberali al massimo, per poi permettere ai lettori di farsi unidea il più ragionata possibile.
Intendiamoci, non è che sto raccontando un atto eroico, qualcosa per cui pretendiamo una medaglietta. Sto semplicemente parlando del lavoro del giornalista, di uninformazione degna di questo nome. E, soprattutto, sto parlando di un popolo della libertà senza virgolette, corsivi e maiuscole, che non è quello delle schede elettorali - non solo, almeno - e che esisteva prima del predellino e di piazza San Babila. Sto parlando del «popolo del Giornale», attivo in tutta Italia e caldissimo qui a Genova e in Liguria, che un amico come Gianni Baget Bozzo ha avuto la lucidità di battezzare come una vera e propria comunità. Una famiglia, un popolo. Con unidentità ben precisa, riconoscibile, fortissima.
Un popolo che, come tutti i popoli, ha anche i suoi rappresentanti politici. E proverò a citarne alcuni, chiaramente non pretendendo che la mia lista sia esaustiva, ma per ringraziarli dellaffetto e dellappoggio che ci stanno dimostrando. Assolutamenti unica nel nostro panorama editoriale. E parto proprio da uno dei leader nazionali e numero uno del Pdl in Liguria Claudio Scajola, che ha dimostrato il suo attaccamento al Giornale in mille occasioni, ultima della serie intervenendo quando qualche funzionario del Comune di Imperia aveva avuto la bella trovata di toglierlo dalla biblioteca. Un leader, sapete, si vede anche dalle piccole cose.
Oppure, Sandro Biasotti, ex e spero futuro presidente della Liguria.
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