È giallo sulle sorti del campo nomadi di Castel Romano nel XII municipio. Quello che doveva essere un insediamento provvisorio di rom e sinti provenienti da vicolo Savini e Tor Pagnotta allinterno della riserva naturale e vincolata di Decima Malafede, nelle intenzioni del Comune di Roma, si è invece trasformato in una soluzione definitiva. È assente però una concertazione con la Regione Lazio, che ha invece autorizzato per la terza volta consecutiva linstallazione di prefabbricati per i nomadi allinterno della riserva naturale di Decima Malafede, in «deroga alle misure di salvaguardia», ma solo fino al 30 giugno 2007. Secondo le notizie fornite dai comitati di quartiere di Trigoria e Spinaceto, il vicecapo di gabinetto del sindaco, Luca Odevaine, ha rivelato in un incontro in Campidoglio, pochi mesi fa, «che il campo rom rimarrà lì dové».
A raccontare la vicenda è il presidente del comitato di quartiere Tor De Cenci-Spinaceto, Augusto De Maglie: «In una seduta del consiglio municipale del gennaio 2005, Luca Odevaine ci aveva informato che il campo di vicolo Savini era stato spostato provvisoriamente nella riserva di Decima Malafede, in attesa di trovare, altrove, una sistemazione adeguata ai rom. A luglio 2007, invece, in una riunione in Campidoglio in cui erano presenti, oltre a noi dei comitati di quartiere, anche i rappresentanti del campo nomadi di Castel Romano, e il presidente dellXI municipio, Catarci, la vicepresidente del XII municipio, Matilde Spadaro e lArci Solidarietà, Odevaine ha affermato senza mezzi termini che il campo nomadi sarà definitivo». Le tre comunità ospitate nel campo, più di 1200 persone tra cui 250 bambini, allinizio si erano illuse che si trattasse di una sistemazione di fortuna e provvisoria, per uscire dallemergenza. È passato invece più di un anno dallo sgombero di vicolo Savini e le condizioni igienico sanitarie del campo sono ormai al limite della sopportazione. I container «provvisori», di sette metri per sei, sono troppo piccoli per ospitare famiglie di 7-8 persone. Niente acqua potabile, niente alberi. «Molti bambini si sono ammalati di epatite e di scabbia - racconta Meo Amidovic, portavoce dei rom provenienti da vicolo Savini - nellultimo incontro che abbiamo avuto con Odevaine, abbiamo espresso tutti i nostri disagi. Odevaine ci ha promesso che la Pontina diventerà unautostrada, che dobbiamo rimanere qui ancora 3 anni, che avremo altri servizi in questo campo, che dobbiamo avere pazienza perché nel 2010 avremo tutti una casa popolare». Ho detto in quella riunione che se non avremo i servizi che ci ha promesso, siamo pronti a tornare a vicolo Savini».
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