In Canada come Esposito

In principio fu Dino Meneghin. Come tante storie dei canestri italiani, anche questa comincia con il gigante veneto che, nel 1970, fu il primo italiano ad essere scelto dalla Nba. Lo chiamò Atlanta all’11° giro, Dino aveva 20 anni, piegò l’invito in un cassetto, doveva ancora mietere scudetti e Coppe Campioni con Varese e Milano. A metà degli anni ’80, Atlanta si assicurò i diritti su altri due italiani, la torre simbolo della Virtus Bologna Gus Binelli (40° giocatore assoluto in quel draft) e il milanese esploso a Torino Ricky Morandotti, mai però sbarcati nella Nba. Prima di Bargnani, l’ultimo italiano a meritare un posto nel draft - al 52° posto nel ’90 - è stato quindi il pivot Stefano Rusconi, chiamato da Cleveland. «Rusca» è anche uno dei due italiani che finora sono effettivamente scesi in campo nella lega professionistica Usa: ceduto a Phoenix, disputò sette partite nella stagione 1995-96. Una gita. Tornò in febbraio a Treviso, allora suo club italiano. Quest’anno ha giocato a Castelletto Ticino, in LegaDue.

Trovando da avversario, con la maglia di Casale, Vincenzo Esposito (foto a sinistra), l’altro «paisà» che la Nba l’ha vissuta davvero, senza mai essere stato scelto: 30 partite nel 1995-96. Esposito, folletto sfrontato della Caserta che nel 1991 portò l’ultimo scudetto al Sud, giocava proprio con Toronto. La stessa squadra che ha scommesso su Bargnani.

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