Canapa fai-da-te, i giardinieri della droga

L’ultima moda dell’estate 2009? Farsi la marijuana in casa. Nell’armadio della camera da letto, oppure in giardino, o altrimenti va bene anche un pezzo di terra abbandonato vicino casa o, perché no, l’orticello della residenza in campagna. I coltivatori della canapa fai-da-te trovano terreno fertile un po’ ovunque. E per giunta hanno pure vita facile. Basta andare in uno dei tanti «smart shop» della Capitale - i negozi dello sballo legalizzato abbondano - e il gioco è fatto: oltre alle cosiddette «droghe furbe», quelle che non si sa ancora bene se sono sostanze stupefacenti o meno, tra una t-shirt in pura canapa e un «bong», sorta di pipa ad acqua per fumatori incalliti di hashish, spicca una serie di prodotti utili alla coltivazione della marijuana.
Lampade alogene di ogni tipo e per tutte le tasche, mediamente si va dai 30 ai 200 euro, ideali per la coltivazione «indoor», ovvero dentro casa, dove non batte il sole e per ottenere lo scopo prefisso serve un suo surrogato. Ma anche fertilizzanti come se piovesse, vasi di qualsiasi dimensione, sistemi di irrigazione ad hoc. E poi loro: i semi. Le varietà non mancano. Ma sono i semi di «skunk» - un tipo di pianta, ci dicono i rivenditori, particolarmente apprezzata dalla clientela - quelli che vanno per la maggiore. Questi possono arrivare a costare anche dieci euro l’uno. E dal momento che coltivare canapa in Italia è vietato, allora i gestori di questi negozi un po’ furbetti (in inglese, appunto, uno dei significati di «smart» è furbo) li spacciano per «semi da collezione». Difficile credere, però, che chi li acquista sia un semplice collezionista.
Ed è tanto più difficile di fronte al boom di piantagioni fai-da-te che c’è stato nell’ultimo periodo. Perché se nel 2008 sono state sequestrate 2.600 piante di marijuana, 5 per cento in più rispetto al 2007, ad agosto 2009 i sequestri sono più che raddoppiati rispetto allo steso mese dello scorso anno. L’ultimo risale a pochi giorni fa. I carabinieri di Castel Gandolfo hanno arrestato mercoledì un 34enne del posto incensurato dopo aver scoperto nel giardino di casa sua quattro piante di canapa indiana di grosse dimensioni e del peso complessivo di 1 chilogrammo. Lo stesso giorno a Tivoli un 21enne è stato sorpreso mentre era intento a raccogliere i frutti di sei piante di marijuana di un’altezza di circa due metri l’una. Ma se diamo un’occhiata all’elenco degli arresti effettuati dai militari a Roma e provincia negli ultimi due mesi ci rendiamo conto ancora meglio di quanto il fenomeno sia esteso. Alla fine della scorsa settimana sono state fermate due persone a Zagarolo (di 19 e 16 anni) e una a Montecompatri (un 39enne). Sequestrate in tutto nove piante illegali. E ancora: il 22 agosto i carabinieri hanno preso un 50enne mentre annaffiava le sue tre piante di «maria», qualche giorno prima ad Anzio è stato pizzicato un 20enne all’opera nel giardino di casa, poco prima di Ferragosto i carabinieri di Castel Gandolfo hanno scoperto una piantagione composta da ben dieci esemplari (in manette un 34enne), il 26 luglio all’Eur sono state trovate in casa di un altro 34enne quattro piante di canapa, lo stesso giorno ne sono spuntate fuori ben ventisei sul terrazzo di una casa di Vicovaro, poco fuori dal Gra. E potremmo andare avanti così all’infinito.
Dalla sequela di operazioni messe a segno non emerge però soltanto l’ampiezza del fenomeno, ma risulta chiaro che il coltivatore tipo non esiste.

Si passa dallo studente al libero professionista, dal ragazzo di 16 anni all’uomo di 50, dal pregiudicato all’insospettabile, senza soluzione di continuità. Sembra quasi che il pollice verde per la canapa possa venire a tutti. E i dati di quest’estate ne sono la dimostrazione lampante.

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