Il cancro fa meno vittime grazie alle terapie

Luigi Cucchi

da Milano

Sono 1,3 milioni gli italiani che convivono con il cancro. Ogni anno si registrano 220mila nuovi casi. Si stima che nel 2010 il pianeta cancro sarà animato in Italia da 1,9 milioni di persone. «La riabilitazione oncologica è sempre più urgente e assume un valore strategico anche nell’impostazione terapeutica», afferma il professor Natale Cascinelli, direttore scientifico dell’Istituto nazionale dei Tumori. Con il sostegno del ministero della Salute e in collaborazione con la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), l’Istituto nazionale dei Tumori ha organizzato un’intera giornata scientifica per dibattere tra esperti nazionali e internazionali lo stato dell’arte della riabilitazione oncologica. «La riabilitazione oncologica non è ancora una specializzazione della Medicina, ma già sappiamo – afferma Cascinelli - quali sono i bisogni effettivi dei pazienti e riusciamo a effettuare interventi globali e non solo sulla funzionalità dell’organo». L’introduzione di tecniche chirurgiche più conservative, il sempre più frequente ricorso ai trattamenti radio e chemioterapici, l’impiego di nuovi farmaci, hanno ridotto in questi ultimi anni – ricorda Franco De Conno, corresponsabile scientifico di questa giornata di studio - l’entità e l’incidenza di molte complicanze quali il dolore, limitazioni articolari, infezioni, linfedema (gonfiore del sottocute), portando l’incidenza di quest’ultimo dal 30-40% a meno del 3%. Permangono le lesioni dovute al coinvolgimento diretto o indiretto di strutture muscolari, ossee, radioterapia, con compromissione di funzioni fondamentali come la respirazione, la deglutizione, la deambulazione, la fonazione, e le complicanze neurologiche, a volte gravi, legate all’impiego dei chemioterapici. Per questo deve essere parte integrante dell’iter curativo la riabilitazione, corretta e personalizzata per ogni paziente. Oltre ai danni funzionali la malattia neoplastica è anche responsabile di molte problematiche psicologiche legate alla sua diagnosi, alla paura di una possibile evoluzione negativa, alla perdita dell’autonomia e dell’integrità psico-fisica. Spesso sopravvengono cambiamenti relazionali con il partner e i propri familiari oltre alla perdità del ruolo sociale e lavorativo, tutti aspetti che all’Istituto nazionale dei Tumori di Milano sono tenuti in considerazione sia nell’approccio al paziente con cancro, sia nella messa a punto dei piani di trattamento che devono riscoprire le potenzialità residue. La situazione è ben diversa in molte altre strutture.
«Come l’assistenza domiciliare e le cure palliative anche la riabilitazione in oncologia – afferma Franco De Lorenzo, presidente Favo - ha preso avvio dalla capacità di “progettare e fare”, propria delle associazioni di volontariato oncologico. Il trattamento riabilitativo per le donne (tumore alla mammella) ha avuto inizio con l’associazione nazionale per le donne operate al seno (Andos), a favore della riabilitazione dei pazienti operati alla laringe si è attivata l’Associazione italiana stomizzati (Aistom). La Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia – precisa De Lorenzo - è nata proprio con l’obbiettivo di porre la riabilitazione come diritto irrinunciabile nel progetto globale di miglioramento della qualità di vita dei malati di cancro».
Ora si procederà a un censimento di tutte le strutture riabilitative per il paziente oncologico esistenti in Italia e all’elaborazione di standard comuni di trattamento riabilitativo da diffondere in tutte le regioni. Gli indici di sopravvivenza dei malati oncologici aumentano anno dopo anno. Negli anni Novanta in Italia i decessi per malattie neoplastiche erano annualmente 138mila, saranno 123mila nel 2010.

Cresce la sopravvivenza dei pazienti neoplastici, diamo più vita e di buona qualità. Si vogliono ora più tutele sociali, comprese quelle del posto di lavoro, che è un aspetto della riabilitazione. Il day hospital oncologico offre molte opportunità.

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