Candia, l’industriale che regalò tutto ai poveri

L’Amazzonia era il suo sogno, la missione di Macapà la realtà costruita alle foci del fiume più grande del mondo. Per ricordare Marcello Candia, sabato sera alla Scala si esibiranno solisti delle più importanti orchestre europee, prime parti dei Berliner Philharmoniker, dei Wiener, della Scala e dell’orchestra Rai di Milano. In programma Vivaldi, Bach, Mozart e Ciaikowskij. Erede di un impero industriale, Marcello Candia volle vendere la sua azienda per costruire un Ospedale per i poveri e i lebbrosi. Andò a vivere nelle terre più difficili del Brasile, restò lì finché il cancro lo costrinse a tornare a morire dove era nato. «L’efficienza è un modo di pregare» ripeteva nella missione, dove aveva esportato una carità del fare, molto lombarda.  A ventitré anni era diventato direttore generale della Fabbrica Italiana di acido carbonico, fondata dal padre. A cinquant’anni lasciò tutto per il Brasile, e per diciotto diventò Michele dei lebbrosi. Efficienza senza profitto. «Io voglio un Ospedale missionario per i poveri e quindi deve essere per forza in passivo. Se è in attivo, vuol dire che non è missionario, e non è per i poveri» diceva ai suoi collaboratori con logica stringente. «Un ospedale per i poveri, per funzionare bene, deve essere sempre in deficit. Quando i miei soldi finirono mi dissi: “Quelli che mancano verranno dalla solidarietà umana”». Arrivarono soldi dagli amici, dagli operai della sua ex fabbrica. Gli mandarono offerte per l’ospedale anche alcuni barboni di Milano, che lo avevano conosciuto quando si era occupato di loro. Raccontano i suoi amici e biografi che Marcello era arrivato alla decisione di lasciare tutto con naturalezza, senza ostentazioni e forzature. Già da ragazzino sentiva che l’ingiustizia della povertà lo interrogava nel profondo e i poveri di Milano erano per lui «i poveri più vicini», i primi per i quali intervenire. Nel 1975 decise di donare l’ospedale ai Camilliani, confidando che una congregazione religiosa sarebbe meglio riuscita a garantirne lo spirito missionario e le finalità caritative. Con una calunnia irragionevole, lo avevano accusato di rubare. Anche se nessuno ci aveva creduto, lui aveva molto sofferto: «Ero preparato a tutte le accuse ma a questa proprio no».

Quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario della morte di Candia, che è poi anche il venticinquesimo compleanno della Fondazione che porta il suo nome e continua a realizzarne i progetti. La Scala lo ricorderà sabato: i biglietti sono disponibili presso la sede della Fondazione, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e 30 (tel. 025463789) fino a esaurimento dei posti.

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