Identikit del perfetto candidato indipendentista. Che sia ligure, ovvio, ma va bene anche un ligure di adozione, sono già così pochi gli interessati alla politica che mica si può fare i difficili. Onesto, irrinunciabile. Molto determinato a conquistare per la Liguria il titolo di Nazione. Abbastanza motivato da pagarsi da sé la campagna elettorale, che il Mil non è un partito e non ha finanziamenti pubblici. Ah, va bene anche una donna, certo. Il Movimento indipendentista ligure ci prova. Non alla Camera, lì cè lirraggiungibile soglia del 4 per cento dei consensi da raggiungere a livello nazionale, per una lista tutta locale significa un milione e 600 mila voti solo in Liguria, cioè più dei votanti. Resta il Senato, dove invece basta raggiungere l8 per cento dei voti, circa 80mila, ce la si può fare.
Così ecco lappello: «Cercasi capolista» dicono i volantini che Franco Bampi e Vincenzo Matteucci stanno facendo cadere a piovra in Liguria. Loro chiariscono subito che non soldi ma documentazione storico-giuridica mettranno a disposizione. E il candidato ne avrà certo bisogno, visto che il suo programma avrà sì un solo punto, ma che punto: «Veder riconosciuto alla Liguria il diritto internazionale di poter ritornare una Nazione indipendente, come lo è stata per oltre 700 anni, perché non ha mai votato il plebiscito di annessione allItalia, come invece hanno fatto le altre regioni italiane». Allegato sta poi limpegno «a portare avanti la riscoperta e lattuazione dei Dieci valori della Civiltà Ligure», chiaro che si debba conoscerli insomma.
Naturalmente, una volta eletto il nuovo senatore non potrà lavarsene le mani, ma dovrà chiedere al Senato di affrontare il problema che la «perdita, illegittimamente subìta, dellindipendenza di un popolo, dei suoi valori e della sua civiltà è inestimabile e non risarcibile se non con il ristabilimento del diritto leso». Dicono Bampi e Matteucci che già ci provò con uninterpellanza parlamentare Aleandro Longhi dei Ds, ma che poi mancò di tenacia con tanti saluti alla battaglia. Meglio affidarsi a un proprio eletto.