Andrea Cuomo
Forse, come sostiene il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, «non è un dramma se non ci sarà una candidatura unitaria della Cdl a sindaco di Roma». Ma di certo il diktat del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è giunto forte e chiaro: per il Campidoglio «lunica soluzione ragionevole» è quella di presentare «un unico candidato» della Cdl. Un appello rilanciato ieri da Francesco Giro, consigliere politico del coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi, che scomoda anche Giovanni Paolo II: «Dovremmo mettere da parte lorgoglio di partito - ammonisce Giro - e praticare di più quel prezioso incitamento che Papa Wojtyla rivolse proprio agli amministratori romani e alla Città di Roma: volemose bene e damose da fa...».
Eppure la strada verso il candidato unico appare lunga e piena dostacoli, almeno a giudicare da come i diretti interessati, vale a dire gli attuali candidati espressi da Udc e An, reagiscono alla ricetta del premier. Il più deciso, come da quando si è candidato, appare Mario Baccini, che taglia corto: «Della mia candidatura a sindaco di Roma - dice il ministro per la Funzione pubblica - non parlo più per una semplice ragione: io ho già deciso che sono candidato al Campidoglio e basta». Il perché è presto detto: Baccini ritiene la propria una candidatura super partes, «al di fuori dei riti dei partiti politici, che alla fine spero che la sosterranno, ma guarda alla città». Laltro ministro-candidato, Giovanni Alemanno, è più possibilista sulla candidatura unica ma a un patto: che il nome esca dalle primarie, unica garanzia di evitare nomination «imposte dallalto». Ipotesi che in serata sembra convincere anche un Baccini alquanto prudente: «Facciamole pure, ma intanto io vado avanti nella mia campagna elettorale. A Roma cè bisogno di unidea nuova...».
Lidea delle primarie, che nuova non è, esce rafforzata dal giovedì dellImmacolata. Da An Vincenzo Piso e Sergio Marchi, rispettivamente segretario romano e capogruppo in Campidoglio, la prendono larga: «Crediamo sia da raccogliere linvito del presidente del consiglio per individuare candidature unitarie per i sindaci. Daltra parte se la Cdl è coesa e compatta a Milano e Napoli non comprendiamo perché ciò non si dovrebbe verificare, a maggior ragione, nella capitale dItalia. Ma se la possibilità di un ragionamento politico non dovesse prevalere riteniamo che lunico strumento per evitare che si avviino processi degenerativi sia quello di ricorrere alle primarie, nellinteresse di tutti e velocemente». Accelera anche il compagno di partito Fabio Sabbatani Schiuma, vicepresidente del consiglio comunale: «Le primarie stimolerebbero mobilitazione e orgoglio di appartenenza». Schiuma ricorda il precedente del 1998, quando «le primarie su Roma e provincia volute da Francesco Storace, alla guida di An nella Capitale, furono lelemento scatenante per la vittoria di Silvano Moffa a presidente della Provincia». E un secco sì alle primarie arriva anche da Piergiorgio Benvenuti, capogruppo di An al consiglio provinciale, e dal coordinatore regionale del partito Francesco Aracri, convinto che «incoronerebbero Alemanno». LUdc conferma che va bene, anche se, fa notare Luciano Ciocchettil capogruppo regionale, «nessuno ha mai ritenuto di fare questo percorso né per la candidatura di Borghini, né per quella di Moffa, di Tajani e di Storace». E in fondo in fondo apre allipotesi-primarie anche Forza Italia. Il vicepresidente del gruppo regionale Gianni Sammarco sintetizza così: «Riteniamo indispensabile cercare di ricondurre a una sola candidatura. Ma, se la Cdl romana non riuscisse in questa opera di mediazione, non avremmo altra scelta che indire le elezioni primarie per dare voce ai nostri iscritti e simpatizzanti».
Ma cè che ancora spera in un candidato unico: ad esempio il ministro per lAmbiente Altero Matteoli (An) e il capogruppo regionale di An Fabio Rampelli per cui «Roma, in quanto capitale dItalia, deve indurre la classe dirigente di An, Fi e Udc a lavorare per trovare un punto di sintesi».
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