Cani in pericolo: uno su dieci rischia di morire

L’allarme è stato lanciato durante l’ultimo congresso dei veterinari: la Lombardia - di solito indenne - sta sviluppando focolai di leishmaniosi. In alcune aree fino al 10% dei cani è affetto da questa malattia molto grave, in continua ascesa alla ribalta con l’arrivo della stagione calda. Una famiglia su quattro nella regione possiede almeno un cane, ma solo il 15% dei proprietari di cani conosce la leishmaniosi e il livello d’informazione sulla malattia è piuttosto contenuto: il 70% di coloro che la conoscono l’hanno solamente sentita nominare, il 20% la conoscono abbastanza bene e solo il 10% molto bene. E tra i pochi che la conoscono, soltanto una persona su tre sa che la leishmaniosi può essere trasmessa all’uomo. Sono questi i risultati di un’indagine di Doxa Pharma presentati al congresso e subito trasmessi ai medici e ai veterinari di tutta la regione. La leishmaniosi si prende con la puntura di un pappatacio, un insetto che si sviluppa soprattutto sulle zone costiere e molto calde e che colpisce principalmente da maggio a ottobre. Purtroppo dal sud è emigrata al nord tanto che anche le zone pre-appenniniche e addirittura quelle prealpine a clima continentale, tradizionalmente indenni, sono oggi bersaglio di questi moscerini: lo dimostrano i dati della LeishMap, il network scientifico per il monitoraggio e la mappatura della leishmaniosi canina. «L’aumento della temperatura insieme al fenomeno del turismo con cane al seguito, stanno favorendo la diffusione della leishmaniosi anche al nord, che oggi sta diventando endemica anche al di fuori dei focolai tradizionali», precisa Luigi Gradoni, responsabile del Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità. Spesso possono passare diversi mesi prima che il cane manifesti i sintomi, ma nel frattempo aumenta il contagio. Alcuni arrivano dal veterinario per perdita di peso in modo rapido, alopecia intorno agli occhi, sulle zampe, sul dorso, lesioni alle orecchie o oculari. La malattia è grave perché nella maggior parte dei casi il cane muore. «Pur non essendoci vaccini contro la leishmaniosi uno tra i metodi più efficaci per controllare la diffusione di questa malattia è applicare al cane un semplice collare a base di deltametrina che si distribuisce sulla superficie dell’animale e impedisce la puntura del'insetto per un periodo di 5 mesi», spiega Carla Bernasconi, presidente dell’Ordine veterinari milanesi -. Noi insistiamo molto sulla prevenzione. Informiamo i padroni sulle zone di villeggiatura più a rischio. È una malattia che al nord è arrivata solo da qualche anno. Al sud dove esiste un grave problema di randagismo è molto più diffusa. Quando si va in vacanza con il cane bisogna sempre informarsi dei rischi e delle precauzioni da prendere per il nostro animale». Aumentano le aree endemiche e aumenta, dunque, il rischio di contrarre l'infezione, anche per l’uomo. Nella stragrande maggioranza dei casi l’infezione decorre nell'uomo in maniera totalmente asintomatica e solo in una piccola parte della popolazione, invece, l’infezione provoca la malattia: sono circa 200 i casi l'anno di leishmaniosi viscerale, la più temuta perché colpisce gli organi interni.

«Purtroppo il cane che si è infettato tende a non guarire mai neanche dopo successive terapie; può infatti evidenziare dei miglioramenti clinici, ma il parassita non viene mai sradicato - spiega ancora Carla Bernasconi -. Al contrario, nell’uomo il trattamento terapeutico si è dimostrato efficace nel 98% dei casi, ed è anche ben tollerato».

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