Cannavaro: «Io icona gay? Amo le donne»

da Roma

«Io icona gay? Preferisco piacere alle donne». Fabio Cannavaro, giocatore simbolo della Juve e capitano della nazionale ai prossimi Mondiali, si confessa a Vanity Fair. Napoletano, 32 anni, sposato con Daniela con la quale ha tre figli (Christian, 6 anni, Martina, 3 e Andrea, 1) ha parlato di sé e del suo fascino alla vigilia dell'ultima giornata di campionato avvelenata dal caso intercettazioni. Nessun accenno sulla bufera arbitrale e juventina. «I complimenti delle donne? Il massimo che mi sia capitato sono stati gli apprezzamenti di Shirley Manson, la cantante dei Garbage - ha detto Cannavaro, secondo quanto anticipato da Vanity Fair -. Ha detto di non aver mai visto uno così sexy, e ha indossato la mia maglia in concerto a Reggio Emilia. Avances? Al massimo vengono a chiedermi un autografo». «Smettiamola - ha poi aggiunto il calciatore - con questa bufala delle letterine: possono interessare a qualcuno, non a tutta la categoria. Nella stragrande maggioranza dei casi, i calciatori sono fidanzati o sposati e fanno una vita assolutamente normale». Quindi, la domanda, il binomio calciatore-velina è un’invenzione? «Se al di là delle chiacchiere vai a vedere i fatti, sono sempre gli stessi cinque giocatori che, a turno, se le girano tutte». E alla curiosità su chi siano i più vitelloni della nazionale, la risposta è: «I pochi scapoli rimasti: Bobo Vieri, Inzaghi...».
Vladimir Luxuria ha confessato un debole per lei. «E pure Cecchi Paone: ha detto che sono un'icona gay. Ma io preferisco i complimenti delle donne. Poi ognuno è libero di dire e fare ciò che vuole». Un calciatore gay sarebbe una cosa sconveniente? «Potrebbe creare degli imbarazzi, visto che siamo sempre mezzi nudi.

Ma prima o poi succederà, e bisognerà affrontare anche quello, ma non ho mai visto un calciatore gay, nè ho avuto sospetti su nessuno». È vero però che gli spogliatoi sono pieni di prodotti di bellezza: «Vero, soprattutto per i ragazzi di colore. Nella Juve, per esempio, Thuram e Vieira sono sempre lì a incremarsi e profumarsi».

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