Cannavaro: "Uniamo, non dividiamo Mi auguro che tutti tifino Italia"

Il capitano azzurro insieme a Buffon ha proposto ai compagni di devolvere parte dell'eventuale premio-vittoria alla fondazione per i festeggiamenti dei 150 dell'Unità d'Italia. "Giusto dare un segnale in un momento di crisi". L'iniziativa viene dopo le polemiche politiche scatenate dal ministro Calderoli

Cannavaro: "Uniamo, non dividiamo 
Mi auguro che tutti tifino Italia"

Centurion (Sudafrica) - «Abbiamo voluto fare una cosa positiva, senza polemica e senza provocazione: ci sembrava giusto dare un segnale in un momento difficile, noi della Nazionale siamo più per unire che per dividere»: lo ha detto il capitano azzurro Fabio Cannavaro, spiegando la decisione di devolvere parte degli eventuali premi Mondiali per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

La proposta Il contropiede è scattato rapido, come ai bei tempi di Germania 2006. Dall’Italia arrivano attacchi sulla partecipazione dei privilegiati campioni del mondo alla crisi, e loro replicano con un’idea a sorpresa: il problema sono i premi? Bene, una percentuale andrà alla Fondazione per i 150 anni dell’Unità d’Italia, in difficoltà per assenza di fondi. Una specie di devolution al contrario, tanto per chiarire che il Paese è uno. Cannavaro e Buffon ne hanno parlato con i compagni, che si sono subito detti d’accordo. Anche perchè c’è l’attaccante che viene da Crotone, ma uno dei portieri è di Vicenza, profondo Nord-Est. Alla squadra azzurra contribuisce L’Aquila con la sua sofferenza e la sua forza, c’è uno spicchio di Toscana e di Lazio, e tanta Campania, da capitan Cannavaro in giù. Tutti insieme fanno l’Italia, qui il federalismo nell’unità è una realtà. E funziona, vince: magari non sempre, ma vince. «Ci abbiamo pensato, e abbiamo deciso - dicono in coro gli azzurri dal Mondiale - Se dovessimo andare a premi anche stavolta, daremo una quota di quelle somme alla fondazione per la celebrazione dei 150 anni dall’Unità d’Italia». Ne hanno parlato quando si sono ritrovati a Malpensa, prima di partire per Johannesburg. Il capitano azzurro, Fabio Cannavaro, ribadisce il senso di unificazione del Paese che viene dal calcio: «Siamo una Nazione che vive sul pallone - ha aggiunto - dobbiamo tirare verso un unico obiettivo».

La polemica politica La gente li festeggiava e dava loro l’ «in bocca al lupo», i politici a partire dal ministro leghista Calderoli polemizzavano. L’idea è frullata in testa ai ’veteranì, Buffon, Cannavaro, qualcun altro. Poi in aereo, qualche domanda: ma tu che ne dici? Ok, ma se poi va male? «Bella idea», ha risposto subito Gilardino, seguito a ruota da Pirlo, che addirittura voleva devolvere per intero l’eventuale premio, e poi Palombo e altri compagni. Dell’iniziativa la squadra ha poi parlato ieri sera, nel ritiro del Leriba Lodge. Si è riunita, ha tirato le fila chiedendo l’adesione anche ai più giovani e meno famosi. E ha stretto un piccolo patto di grande unità. Per dare un segnale a tutto il Paese, in giorni di crisi. Ognuno darà quel che vorrà, ma tutti insieme senza retorica. «Ha detto bene Palombo: si pagherebbe di tasca propria per vincere un Mondiale, figurarsi per rivincerlo - spiega Cannavaro - Io mi sono preso il rimprovero del ministro La Russa per aver detto che siamo un paese ridicolo dopo quel video scandaloso su Marchisio. Ma non eravamo quelli che nel 2006 avevano unito l’Italia, gli eroi di Berlino?». Quanto ai premi, «a prescindere che non ne abbiamo neanche parlato - dice il capitano azzurro - e porta pure un pò sfiga... Ogni lavoro, se ottieni risultati ha dei riconoscimenti. I nostri del 2006 furono finanziati dai compensi Fifa, e comunque alla Federcalcio rimase un attivo di un milione e mezzo di euro. Ma va bene, c’è la crisi. Eccola allora la causa giusta: lo Stato deve tagliare i fondi per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia? Noi a quel valore crediamo davvero, ne siamo il simbolo e la dimostrazione ogni minuto di partita, in campo: e allora ci mettiamo la nostra faccia e i nostri soldi».

"Giù dal carro" Quel che gli azzurri non dicono (per la verità, il loro commissario tecnico sì: «Stavolta sul carro non sale nessuno...», ha ammonito ieri), ma avversano, è la demagogia. In fondo non solo quei premi sono ’autofinanziatì, come ha ricordato la Federcalcio, ma dalla vittoria di Germania 2006 nelle casse dell’erario arrivano 3,7 milioni di euro, provenienti dalle tasche dei Campioni di Berlino: ovvero il 40% del premio allora corrisposto. Oggi invece ecco l’idea, condita da un pizzico di scaramanzia: perciò un impegno a futura memoria, perchè i premi saranno corrisposti solo in caso di vittoria, secondo o terzo posto. E allora, chi vorrà - su base volontaria e per quota parte a discrezione individuale - verserà una parte del suo compenso extra. Cercando magari di spiegare con iniziative ad hoc ai giovani cosa voglia dire aver fatto l’Italia, dal Sud al Nord. «Personalmente, mi è dispiaciuto sentire quelle dichiarazioni di Calderoli - spiega Buffon - Non perchè non ci rendiamo conto della crisi, ma perchè poteva venire a dircelo di persona, con il suo sostegno per il Mondiale che andiamo a giocare. Lui ha confessato che non ama il calcio, ma tiferà per noi: fortuna che non è per la Padania, come ha detto Renzo Bossi. Fatti loro, ma come si fa a non entusiasmarsi per l’inno e per l’azzurro, di qualsiasi sport esso sia? Senza retorica, l’Unità non è un valore superato: è un valore fondante. Se non siamo uniti, non usciamo da nessuna crisi. Nel calcio, nella società e nella politica».

Entusiasmo «Ma perchè sotto Mondiali tornano puntuali questi discorsi? - è stata la domanda di Gilardino - Certo che li devolviamo questi soldi: per l’Unità dell’Italia». «L’avevo detto subito, io: pago di tasca mia - aggiunge Palombo - Quando Gigi me lo ha proposto, sono saltato sulla sedia: bellissima idea. È chiaro, ciascuno con i soldi suoi fa quello che vuole.

Ma per me, che sono nato a Frosinone, ho giocato in Toscana e ora vivo in Liguria, poter contribuire a spiegare a tutti gli italiani di domani, ai ragazzi, cosa è l’Italia una e unita, è un onore. Lo facciamo sul campo tutte le volte, possiamo farlo anche con un altro contributo». Insomma, come dice Lippi, non succede. Ma se succede stavolta fanno festa solo tutti quelli che vogliono l’Italia unita.

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